Di chicchi 'l prelibato prodigio effondesi festante e prelibato concerto in antro di fondine di vergine biancor germoglia e offresi e' l palato seduce di soavità senza fine. Or dell'antica Cina lo scorgi or di culla vercellese di natura e culinario universo è vanto per poveri e opulenti è sapor cortese e l'aroma suo l'aere avvolge in gran canto. Di seppie compagno oppur di zafferano esile è da sciogliersi in delicata mano gusta allor uomo un sorso di celestial riso e la bocca tua scoprirà un picciol paradiso.
Assumon le forme armoniose movenze ch' in guisa scorgi di parabole e circonferenze vola 'l mental travaglio in indiavolate cifre indefesso dal cosmo del finito numero a quel del complesso. Ondeggi pitagorici, euclidee suggestioni ritratto son di quantità delle reali estensioni chè quant'intorno giace più e più ancor brilla se del misurarlo su d'esso adagi la scintilla. E peregrinasi allor tra ellissi e circolarità che amici più rendon i pianeti e le lor beltà spose son algebre e geometrie in altar di scienza e complici germoglian studi di funzioni e fascinosi campi d'esistenza. Rivelasi il cosmo in tutto 'l suo spumeggiar naturale da teoria di relatività avvinto e calcolo infinitesimale più non vi son angoli ch'incerti sien e profani se legger li vuoi attraverso gli assi cartesiani. Aggiunger o sottrar, divider o moltiplicare il matematico idioma sempre ti saprà aiutare.
S'ergono illusioni di rivoli festanti che membra consunte esortano a scrutar avanti di basaltica tristezza s'asperge il volto che sospeso giace trà l corrucciato e l'assorto. In un canto giace ansimante e ormai stantio D'un sorriso almen il prisco disio Ma del suo inceder udir non so la voce Ch'ostello essermi sappia ancorché caduco di pace. Sol resta malferma e sussultoria La precarietà velenosa della mia tentata storia.
Sai che morbo in me son le seducenti passioni che tremebondò i vago tra scogli d'emozioni né vittorioso l'animo mio scorgesi né sconfitto ma dell'equilibrio la mia pagina ancor non ho mai scritto. L'esister baloccasi qual nervosa altalena tra frammenti di sole e sussurri di luna piena a ogne mio dì pur indecifrabil son io sempre zelante ma in me l'orazion regna confusa e anco scostante. Ti pregò i che del ricercarti il baglior non mi sia meno quando nei flutti giaccio o nell'illusion del sereno e ch'il respiro il contorcermi interior a umiliar non abbia qual sguardo all'urlo prostrato d'una vigliacca sabbia. Sorrider ti so da quelle intangibil altezze ove a te adunate seggon tutte le bellezze un dì chissà s'ì acceder potrò al paradiso ma a me t'en prego vieni a guisa di carezza sul mio viso.
Se d'amor lo spirto è afflato e sofferenza dall'alma mia non ti ritrar, t'en prego, ch'il volo pria dell'ostendersi del sembiante tuo sì fu vano che l'esister mio s'avvertia più che strano. Or sé di mio dì baglior or inscalfibil aurora ch'a scandir va del maestoso compiersi ogne ora, d'un respir che sol per te scopresi ritrovato e al pur ondivago poetar diriger sa il suo fiato.
Frusciano inattaccabili, gli albori iridescenti del ridersi addosso, d'ineffabil patire bollenti schegge, ch'addestrate fuoro, a comprimer il morbo del rivelarsi. C'è un rossore tangenziale d'anima, che all'abulia a connettersi anela, parole sepolte tra le labbra ha per daghe, che dallo scolorirsi velenoso di amicizie frantumate sono nutrite. Graffi di vino complice troneggiano, nelle anfore gementi di speranze dileguate, i pensieri cedono a guida di insulsi, sonnolenti birilli l'incedere scattante del comprimersi fantasmi di strade divora e umilia. Or è impervia scalata, ritrarsi dalla danza strisciante del maledirsi, basaltico inappagato anelito a carezze di gelida ma reale comprensione. Si cela per sempre la storia, sotto il ruvido ombrello, di un'affaticata zoppicante memoria,.
Nulla vi è più d'un pallido ristagnare, di ermeneutiche selvagge e incompiute, di gestualità scomposte malferme ancelle. Lacera questo vano, magniloquente issarsi sulla vetta sempiternamente sfuocata della carezza della verità. L'intimo gorgoglio di un silenzio primitivo, palestra è orfana di carceranti dimensioni di una scienza scapestrata e complice. Orrido è lo scenario di fogli da torturare Con falangi di immeditata poesia, da pensieri mercenari allattata. Vola traditrice l'epistemologia disiata Solo il nulla irriverente s'offre A spiegare il nulla Ed escatologie fslsamente indomite sbeffeggia. No, più non ruggisce la purezza dell'esistere ad arcani ruscelli di incompiutezza avvinta.
Lingue profane addensandosi vanno a guisa d'infedel, menzognera orazione nel triangolo d'ombra di disperso mondo che tremante respiri delusi affastella. Or non s'ode il primigenio brulicar D'una speme da cui fuoco germini Di solidali e avvolgenti seduzioni Di uomini da uomini vestiti Madidi di sorrisi ormai obliati Ove il mondo gemente s'asconde.
Scintillava in un cono d'aria il ruggito d'un orgoglio granata; sulla pelle di mille campi di pallone, l'impronta color sudore e determinazione, di chi nel libro di ogni partita, aveva scritto pagine indelebili di vita; "che bello poter narrare un giorno ai nipotini, i fasti dei nostri calcistici destini, grande Toro, in questa maglia che portiamo con onore, vedrai il segno di quanto ti portiamo, sete di vittoria ed eterno amore". Non sapeva, no, l'aereo che scelse di alzarsi in volo, che il cielo tramortito da nebbia e nuvole, lo avrebbe lasciato miseramente solo, con esistenze di sportivi fieri e indifesi, su cui qualcuno aveva scritto, la maledizione di dover appasssire precoci, come le rose di autentica bellezza; il sogno chiuse gli occhi un istante soltanto, e quella storia di trionfi dolce, pura, leggiadra come un canto, si ritrovò mucchio di frantumi al cospetto di una cupola indifferente; Superga, lo sai, il tuo ricordo ha ancora voce per parlare, di quei calciatori invincibili, che il tuo esserci ignaro e basaltico, andò ad annientare; una sciarpa allunga le sue braccia, in uno spicchio incontaminato d'urano, come a voler ringraziare commossa, quelle stelle che le insegnarono, il fascino del luccicare festante, per una vittoria importante. Chiudete lo sguardo, sportivi, e la loro memoria ritornerà, colorata di immarcescibile mito; a voi, Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Julius Schubert. Lo sport vero, non conosce il morso del morire.
Mai 'l silenzio complice l'alma ammorbi che d'omertà l'olezzo giustizia non soverchi, ch'il mafioso urlo, che fetido è e anco vigliacco, su pelle di fiera Trinacria non s'erga, e il suol ove agrumi e zagare la natura cantan sommerga. Or sempre di Peppino sentirai la spada di voce ch'al legal sentimento anela come a una fresca foce l'udrai indomita involarsi lungo frequenze di coraggio perché il siculo orgoglio rinasca e più non sia miraggio. No quel dì lo stilo mio e l'impegno non tramortirono ma incontrastato in volo s'alza da Trapani al Palermitano dal mar ch'arabico fu all'ellenico Akragas e al Siracusano ovè l rimembrar s'ode di color che anco per noi perirono. Non chiedermi, uomo, che mai sia il coraggio sei tu sol se credi a beltà e civiltà della tua terra e alla velenosa arsura di lettere cinque di follia costante t'opporrai, sbarrandole la via.