Poesie inserite da Danilo Sarra

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Scritta da: Danilo Sarra

Sei Tu

Sull'imberbe biancore delle tue gambe
scivola la mia passione repressa
e disegnami lo sguardo funesto
come quello di un ladro legato
davanti al florido bottino.

Sei tu la mia lavandaia
che con mani vellutate
lava la mia malinconia.
Sei tu la mia Regina
che con fare prepotente
il mio cuore comanda.
Sei tu il mio ruscello
la cui fresca acqua
la mia aridità disseta.
Sei tu il mio traghetto
che mi guida ineluttabile
nel burbero mare dell'amore.

È il tuo angelico abbraccio
la tanto cercata mia felicità
che mai toccherò né vivrò.
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    Scritta da: Danilo Sarra

    Al centro dell'ingiustizia

    Cile confina al nord con il Perù
    e con il Capo Horn confina al sud.
    S'innalza verso oriente la cordigliera
    e a occidente risplende la costiera,
    la costiera.

    Al centro stanno le valli coi lor splendori
    dove crescono in fretta i lavoratori.
    Ogni famiglia conta molti bambini
    nella miseria vivono in case comuni,
    in case comuni.

    Chiaro che alcuni vivono ben sistemati,
    ma a scapito del sangue degli sgozzati.
    Davanti allo stemma più arrogante
    l'agricoltura pone le sue domande,
    le sue domande.

    Ci vendon le patate nazioni varie
    mentre sono del Cile originarie;
    davanti alla bandiera dei tre colori
    pongon molti problemi i minatori,
    i minatori.

    Produce il minatore
    del buon denaro
    ma per il portafoglio
    dello straniero,
    esuberante industria dove lavorano
    per pochissimi soldi molte signore,
    molte signore,
    e son costrette a farlo, perché al marito
    non gli basta la paga del mese andato.
    Per non sentir la spina del dolore
    nella notte stellata levo un clamore,
    levo un clamore.

    Bella sembra la patria
    signor turista
    però non le han mostrato
    le callampitas.
    Mentre spendon milioni
    in un momento,
    di fame muore la gente,
    che è un portento,
    che è un portento.
    Molto denaro in parchi
    municipali
    e la miseria è grande
    negli ospedali.

    Proprio nell'Alameda de
    las Delicias
    il Cile confina col centro
    dell'ingiustizia.
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      Scritta da: Danilo Sarra

      Lo stolto

      Vorrei raccontarvi la storia dello stolto
      che, in poco tempo, divenne il miglior atleta del mondo.

      Nacque tra le rassicuranti stanze di un ospedale
      a stretto contatto con il vivo affetto della dolce madre
      ma venne battezzato dal fuoco di un duro incidente stradale
      che gli tolse la presenza e l'amore dell'amabile genitore
      e la preziosa possibilità di muoversi e camminare.
      Ma l'incidente non spazzò via la sua voglia di vita.
      dura a morire e scomparire,
      che cresceva di pari passo col dolore interiore.
      Lunghe terapie e faticose battaglie lo guidavano
      finché il sudore del suo dolore alimentò i suoi arti
      che riprendevano a muoversi come spinti da un motore
      e lo conducevano verso la gloria, la fama e il denaro:
      le sue gambe erano le più rapide dell'intero mondo
      e sfrecciavano incontenibili sulla calda rossa pista.
      Ma il sorriso della gente e la triste carta verde
      occultavano il suo dolore e il ricordo del genitore:
      e quando l'affetto genitoriale fu definitivo dimenticato,
      le sue gambe smisero di strabiliare e tornarono morte
      e il grande atleta divenne di nuovo lo stolto che era.
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        Scritta da: Danilo Sarra

        Spesso la vita è morte e la morte è vita

        Spesso la vita è morte:
        Quando il turgido fervore dell'istinto
        cede al pacato passo della razionalità;
        Quando il vitale esercizio del fisico
        muore sotto il turpe torpore dell'immobilità.

        Spesso la morte è vita:
        dopo che la trista e ultima falce
        spezza la stanchezza tipicamente umana:
        mantenere gli occhi sempre aperti
        per guardare la tristezza di un mondo ormai a pezzi.
        Composta martedì 1 gennaio 1918
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          Scritta da: Danilo Sarra

          La vechia che va a l'uspizio

          - o nona!... Nona!... Nona bela mia!
          - Sta bono, Rafaelì, nun piange tanto...
          ... Vago a l'Uspizio, miga al Campusanto...
          Me vinirai a trovà 'nsieme cun zia...

          - Mama!... c'è la carozza!... Tirè via!
          - Scì. Ve saluto, gente... e scusè tanto...
          ... Gesù!... Cume farò a fermà stu pianto?
          - Nona! Nona! - Curagio, Rosalia!

          - Curagio?... Eh, quelo scì, ce n'ho un bel po'...
          ... Dopo una vita amare cume el fiele,
          andà a fernì scurdata in t'un cantò,

          è bruta!... è bruta!... è mej le Tavarnele!
          ... Quel'anima de Dio!... Cume farò
          a nun cantai la nana?... Adio, surele...
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            Scritta da: Danilo Sarra

            La mia condizione

            Non voglio condividere la mia sacra esistenza
            con i vostri lindi visi imberbi e sorridenti;
            ne tanto meno con i vestiti artisticamente abbinati.

            Vorrei essere una Cinciallegra
            che, contenta, amabilmente canta
            al di sopra della vostra miseria.

            Non sapete di essere incatenati
            alle lercie leggi della moda;
            allo spasmodico obbligo di apparire;
            alla becera esigenza di essere esteticamente
            superbi.

            Non potete assaporare il dolce gusto
            della vasta varietà della Natura
            legittima madre lucente e severa
            che non avete mai conosciuto e apprezzato.

            Purtroppo, nonostante l'apparenza
            sono come voi;
            la civiltà dei grattacieli
            e del tubo catodico è anche la mia.

            Ma io, a differenza vostra, conosco
            la salvifica e splendente via d'uscita.
            Ho tra le mani il mistico antidoto
            che mi garantirà la salvezza.
            Composta martedì 1 gennaio 1918
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