Attreverserei deserti, navigherei mari, ruberei stelle e spegnerei soli se solo tu fossi ancora mia, se solo potessi darmi ancora un volta la tua mano, se solo sfiorassi di nuovo le mie labbra per cullare poi un cuore malato. Toccami ancora, fallo di nuovo finché puoi, sorridi ancora e poi chiudi gli occhi, andrò via sulle punte, tra sguardi inchiodati e lacrime pesanti, che questo mondo non è più mio, che questa vita non sa intonare le mie corde, che qualche Dio ha deciso così. Nel vento troverai la mia voce, nell'acqua le parole che ti avrei detto, nel fuoco le emozioni che ti avrei regalato, e solo quando l'aria si farà bruna volgi gli occhi al cielo e se puoi ridi di quel pazzo seduto sulla luna.
Come sparo dritto al cuore il respiro lacera la carne, copre di rumore il dolore, rimane il vuoto immobile. Una tempesta senza fine strazia impietosa i ricordi, soffoca rapida le parole lasciando solo fango e silenzio. Grida forte l'esule correndo incontro al nulla.
Urlerai il mio nome in una notte di luna piena, strozzerai il pianto vedendomi volare i cieli che un tempo ci appartenevano, stringerai i pugni e risuoneranno lente le mie parole. Ti chiederai perché, ma non troverai risposta alcuna perché le domande le ho portate via con me, le ho bruciate in un angolo che ricordo appena, le ho affogate in un mare di catrame.
Quanti sguardi ho incrociato da quella maledetta sera, quanti occhi mi hanno fissato cercando risposte che non ho, quanti occhi ancora passeranno prima di trovar pace. Innumerevoli volte ho cercato i tuoi occhi nel resto del mondo, ma nessuno ha lo stesso brivido che nei tuoi si nasconde. Un brivido volato via, un brivido scivolato via tra mille parole e una sadica allegria che per mille ed altre mille notti ancora svuoterà i miei pensieri e spegnerà gli ardori.
Seguendo il profumo di una rosa ho incrociato i tuoi occhi e sfiorato le tue mani, ho respirato dai tuoi respiri, ho bruciato il sole col mio amore. Come una meteora a mezzanotte hai attraversato il mio cielo e l'hai spento d'un tratto senza avvisare, senza darmi il tempo di vedere. Ed ora tra le lacrime ed un sorriso isterico ti chiedo di restituirmi la vita, ti chiedo di ridarmi quell'impeto che scuoteva in petto ogni torpore, ti chiedo di lasciarmi andare se non sai restare.
Serpenti tra le mani che azzannano le vene e gonfiano di veleno i polsi fino a paralizzare il cuore. Crampi in petto strozzano il fiato e ogni parola, cresce da dentro la rabbia come un ruggito profondo che sale dagli inferi e atterrisce l'anima. Vorrei urlare ma non so più farlo, e cerco pace ma non la trovo e più la cerco e più muoio dentro, vorrei correre senza dovermi fermare neanche per respirare o dover guardare. Solo, ad un passo dall'inferno, senza il coraggio di avanzare né la forza di ritornare.
Scavo dentro a mani nude, strappo radici che sono andate troppo giù, e tolgo sassi che tagliano come lame, ma non ho il coraggio di buttarli perché quei sassi sono parte di me, e li ricopro di nuovo, e riscavo di nuovo per poterli anche solo guardare, così ogni notte, così ogni giorno. Li nascondo al mondo, e a quella parte orgogliosa di me che fa a pugni col cuore. Quei sassi mi uccidono, e mi tengono in vita, mi fanno respirare e mi strozzano, quei sassi profumano di lei. Affondo le narici negli odori che mi ha lasciato, ma anche quelli ora stanno volando via, con la stessa leggerezza del vento che ha portato via lei. Stringe un nodo in gola ogni respiro maledetto che ho afferrato da quando non ho più lei, e in petto corre a vuoto il cuore ora che ho perso la bussola. Risuona stanco l'eco di quell'amore tra le pagine di un quaderno sbiadito, e le righe di una lettera datata, ed io lentamente scivolo via dalla mia vita, senza batter ciglio o porre freni, nell'attesa di un profumo nuovo, che mi aiuti a cancellare le tracce di quello che un tempo chiamavo "amore" ed ora non so più cos'era.
Credo al mio cuore quando mi urla di dormire di mettere a tacere tutto quanto quel dolore che ogni giorno sembra ingigantire. Credo alla mie mani che indicano un domani senza fulmini né tuoni. Credo ai tuoi discorsi sui miei giorni persi in un angolo senza luce nel silenzio senza pace. Credo ancora nell'amore nonostante viva nel terrore che per colpa di un errore possa un giorno smettere d'amare.
Paura d'amare, paura di un cuore che impazzisce d'un tratto e decide la sua strada. Paura di un futuro che come una lente appannata offusca la vista, paura di un cielo improvvisamente più blu, paura di viver davvero. Ma tu prendi per mano la paura, non respingerla e diventerà la spalla che sorreggerà ogni tuo mancamento, la guardia alta che incasserà il colpo diretto all'anima. Lascia entrare il sole, lascia correre il cuore, lascia fiorire l'amore... ... lo meriti!
Ritagli di tempo, e pensieri tra le righe di un quaderno troppo vero. Giorni senza fiato e notti senza pudore, a riempire spazi immaginari. Ti affacci a una finestra, e respiri forte fino a sentir girare la testa. Tra le mani una chitarra, e nella testa qualche nota scanzonata. Lampi di pensieri, luci e ombre riflesse su uno specchio reclinato, e mentre pizzichi le corde che vibrano, note danzano sinuose e ignare, e nuove voci si rincorrono nell'aria, rimbalzano nella testa e poi scivolano via, sotto una luna timida che gioca ignara dietro al suo cielo.