Le migliori poesie inserite da Gabriella Stigliano

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Scritta da: Gabriella Stigliano

Infrapensieri la notte

Il sonno, il nero fiume -
v'immerge la sua tempra
per il fuoco dell'aurora
che lo avvamperà, lo spera,
l'indomani -
Sono oscuri
il turchese ed il carminio
nei vasi e nelle ciotole,
li prende
la notte nel suo grembo,
li accomuna a tutta la materia.
Saranno - il pensiero lo tortura
un attimo, lo allarma -
pronti alla chiamata
quando ai vetri si presenta
in avanscoperta l'alba e, dopo,
quando irrompe
e sfolgora sotto la navata
il pieno giorno -
hanno
incerta come lui la sorte
i colori o il risveglio
per loro non è in forse,
la luce non li inganna,
non li tradisce? E stanno
nella materia
o sono
nell'anima i colori? -
divaga
o entra nel vivo
la sua mente
nella pausa
della notte che comincia -
smarrisce
e ritrova i filamenti
dell'arte, della giornata...
Esce
insieme ai lapislazzuli
l'oro dal suo forziere, sì,
ma incerto
il miracolo ritarda,
la sua trasmutazione
in luce, in radiosità
gli sarà data piena? Avrà
lui grazia sufficiente
a quella spiritualissima alchimia?
Si addorme,
s'inabissa,
è sciocco,
lo sente,
quel pensiero, è perfida quell'ansia.
Chi è lui? Tutto gioca con tutto
nella universale danza.
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    Scritta da: Gabriella Stigliano

    Profondità

    Mi ritrovo
    nelle oscurità dell’essere,
    perdendo i miei passi
    nei labirinti bui
    dei miei pensieri.
    Respiro nel silenzio,
    dissolvo il mio presente,
    germoglia un po’ di luce
    negli occhi miei riflessi
    sullo specchio dei ricordi,
    che dimorano segreti
    nella casa immaginaria
    di un altro tempo,
    vissuto a cuore aperto
    nel petto mio tremante,
    pesante di emozioni
    necessarie più dell’aria
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      Scritta da: Gabriella Stigliano

      L'amore a mano aperta

      Io non ti do il mio amore come fanno
      le altre ragazze, in uno scrigno freddo
      d'argento e perle, né ricco di gemme
      rosse e turchesi, chiuso, senza chiave;

      né in un nodo, e nemmeno in un anello
      lavorato alla moda, con la scritta
      "semper fidelis", dove si nasconde
      un'insidia che ottenebra il cervello.

      L'Amore a mano aperta, questo solo,
      senza diademi, chiaro, inoffensivo:
      come se ti portassi in un cappello

      primule smosse, o mele nella gonna,
      e ti chiamassi al modo dei bambini:
      - Guarda che cos'ho qui! – Tutto per te -.
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        Scritta da: Gabriella Stigliano

        Dedicato a me

        Predicavo parole d'amore,
        gioivo,
        soffrivo,
        lenivo il dolore.
        Dipingevo uomini soli
        nel silenzio di un pensiero,
        nel candore dell'essenza,
        nelle ombre del mistero.
        Provocavo sorrisi
        e amarezze,
        confondevo l'amore,
        rubavo carezze.
        Questa ero io
        e forse lo sono ancora,
        ma adesso vado via
        senza geometrie
        dal mio regno crepato
        che si scolora.
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          Scritta da: Gabriella Stigliano

          Dimora

          Dimora di sacri ricordi
          ti hanno ormai demolito,
          eri calice e confessionale
          di un amore difficile
          e solo.
          Dimora di belle giornate,
          di tristi risate,
          di azioni bloccate.
          Dimora di abitudini rituali,
          di discorsi mai completati,
          di sguardi evitati.
          Dimora di attimi felici e
          di amare conclusioni,
          io ti ricostruisco
          inutilmente
          nella terra delle illusioni.
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            Scritta da: Gabriella Stigliano

            SPLENDESSERO LANTERNE

            Splendessero lanterne, il sacro volto,
            Preso in un ottagono d'insolita luce,
            Avvizzirebbe, e il giovane amoroso
            Esiterebbe, prima di perdere la grazia.
            I lineamenti, nel loro buio segreto,
            Sono di carne, ma fate entrare il falso giorno
            E dalle labbra le cadrà stinto pigmento,
            La tela della mummia mostrerà un antico seno.

            Mi fu detto: ragiona con il cuore;
            Ma il cuore, come la testa, è un'inutile guida.
            Mi fu detto: ragiona con il polso;
            Ma, quando affretta, àltero il passo delle azioni
            Finché il tetto ed i campi si livellano, uguali,
            Così rapido fuggo, sfidando il tempo, calmo gentiluomo
            Che dimena la barba al vento egiziano.

            Ho udito molti anni di parole, e molti anni
            Dovrebbero portare un mutamento.

            La palla che lanciai giocando nel parco
            Non è ancora scesa al suolo.
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