Poesie preferite da RanaGC

Questo utente ha frasi preferite anche in Frasi & Aforismi, in Frasi di Film, in Umorismo e in Racconti.

Scritta da: Gianni Marcantoni

La campanella dell'intervallo della scuola

I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso
come un
mucchio di merda di cane.
ogni volta che notavo i peli ispidi irti corti della sua
barba dentro al lavandino del bagno
pensieri disgustosi si insinuavano nel mio cranio,
intuivo porticati gravidi di stolti per l'eternità.

Essere lo stesso sangue di quell'odiato sangue
rendeva le finestre intollerabili,
e la musica e i fiori e gli alberi
brutti.
Ma si vive: il suicidio prima dei dieci anni
è raro.

Brutali erano le calle
brutali il nettare e il bacio
brutale la campanella dell'intervallo della scuola.
brutali le partite di softball
brutali calcio e pallavolo.
i cieli erano bianchi e alti,
e guardavo le facce dei gioca-
tori
ed erano stranamente mascherate.

Adesso mangio nelle tavole calde
vado a concerti
vivo con donne
scommetto
bevo
poto siepi
compro automobili
ho amici e
animali;
partecipo a matrimoni
funerali
incontri di pugilato,
pago un'onesta fetta di tasse,
faccio la fila nei supermercati,
mi pulisco le unghie,
taglio i peli lunghi delle narici,
mi crogiolo al sole,
riparo danni,
cerco di non offendere,
rido,
ascolto i punti di vista dei nemici,
telefono ad idraulici e ad avvocati,
vengo trainato quando ho un guasto in autostrada,
tengo i denti puliti,
ricerco eroi,
vengo accecato se guardo troppo a lungo il sole.

I piedi di mio padre puzzavano e aveva il sorriso
come un
mucchio di merda di cane.

Dappertutto
è la stessa cosa.
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Antonella Marotta
    A volte sulla sponda della via
    preso da infinito scoramente
    mi seggo; e dove vado mi domando,
    perché cammino. E penso la mia morte
    e mi vedo già steso nella bara
    troppo stretta fatoccio inanimato...

    Quant'albe nasceranno ancora al mondo
    dopo di noi!
    Di ciò che abbiam sofferto
    di tutto ciò che in vita ebbimo a cuore
    non rimarrà il più piccolo ricordo

    Le generazioni passan come
    onde di fiume...

    Una mortale pesantezza il cuore
    m'opprime.
    Inerte vorrei esser fatto
    come qualche antichissima rovina
    e guardare succedersi le ore,
    e gli uomini mutare i passi, i cieli
    all'alba colorirsi, scolorirsi
    a sera...
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Antonella Marotta
      Mi desto dal penoso sonno solo
      nel cuore della notte.
      Tace intorno
      la casa come vuota e laggiù brilla
      silenzioso coi suoi lumi un porto.
      Ma sì freddi e remoti son quei lumi
      e sì alto il silenzio nella casa
      che mi levo sui gomiti in ascolto.
      Improvviso terrore mi sorprende
      il fiato e allarga nella notte gli occhi:
      separata dal resto della casa
      separata dal resto della terra
      è la mia vita ed io son solo al mondo.

      Poi il ricordo delle trite vie
      e dei nomi e dei volti consueti
      emerge come spiaggia da marea
      e di me sorridendo mi riadagio.

      Ma svanita col sonno la paura,
      un gelo in fondo all'anima rimane:
      io tra gli uomini vado
      curioso di lor ma come estraneo;
      ed alcuno non ho nelle cui mani
      metter le mani
      e col quale di me dimenticarmi.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: mor-joy

        Non dedicarmi troppo tempo

        Non dedicarmi troppo tempo,
        non pormi tante domande.
        Non sfiorare la mia mano
        con i tuoi occhi buoni, fedeli.

        Non seguirmi in primavera
        lungo le pozzanghere.
        Lo so: una volta ancora, nulla
        verrà fuori da questo incontro.

        Forse pensi: è per superbia
        che non mi vuole amico.
        Non la superbia... l'amarezza
        tiene così alta la mia testa.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Prometeo

          Notte d'estate

          È una bella notte d'estate
          Tengono le alte case
          aperti i balconi
          del vecchio paese sulla vasta piazza
          Nell'ampio rettangolo deserto,
          panchine di pietra, evonimi ed acacie
          simmetrici disegnano
          le nere ombre sulla bianca arena.
          Allo zenit la luna, e sulla torre
          la sfera dell'orologio illuminata.
          Io in questo vecchio paese vo passeggiando
          solo come un fantasma.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Gabriella Stigliano

            IL SALICE

            Io crebbi in un silenzio arabescato,
            in un'ariosa stanza del nuovo secolo.
            Non mi era cara la voce dell'uomo,
            ma comprendevo quella del vento.
            Amavo la lappola e l'ortica,
            e più di ogni altro un salice d'argento.
            Riconoscente, lui visse con me
            la vita intera, alitando di sogni
            con i rami piangenti la mia insonnia.
            Strana cosa, ora gli sopravvivo.
            Lì sporge il ceppo, e con voci estranee
            parlano di qualcosa gli altri salici
            sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.
            Io taccio... come se fosse morto un fratello.
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Cheope

              Esistere psichicamente

              Da questa artificiosa terra-carne
              esili acuminati sensi
              e sussulti e silenzi,
              da questa bava di vicende
              - soli che urtarono fili di ciglia
              ariste appena sfrangiate pei colli -
              da questo lungo attimo
              inghiottito da nevi, inghiottito dal vento,
              da tutto questo che non fu
              primavera non luglio non autunno
              ma solo egro spiraglio
              ma solo psiche,
              da tutto questo che non è nulla
              ed è tutto ciò ch'io sono:
              tale la verità geme a se stessa,
              si vuole pomo che gonfia ed infradicia.
              Chiarore acido che tessi
              i bruciori d'inferno
              degli atomi e il conato
              torbido d'alghe e vermi,
              chiarore-uovo
              che nel morente muco fai parole
              e amori.
              Vota la poesia: Commenta

                Conzacareghe, Caregheta (Impagliatori di seggiole, Seggiolai)

                Riva riva i caregheta
                che i é cofà 'na società segreta,
                i à 'n dèrego che sol che lori i sa
                e 'na sior'Ana che sol che lori i sa:
                eco 'l primo che 'l passa,
                l'inpaja la carega e inte la paja'l ghe assa
                una renga che 'l gat sgrifarà via,
                cussì quel che vien dopo, bon colega,
                catarà 'na carega
                anca lu da inpajar, e così sia.



                Arrivano, arrivano i seggiolai
                che formano tra loro quasi una società segreta,
                usano un gergo che solo loro conoscono
                e hanno un vuoto in pancia che loro soli sanno:
                ecco il primo che passa,
                impaglia la sedia e tra la paglia lascia
                un'aringa che il gatto strapperà via,
                così chi verrà dopo, buon collega,
                troverà una sedia
                anche lui da impagliare, e così sia.
                Vota la poesia: Commenta