Scritta da: Klara Erzsebet Bujtor
Tanka
Stanca la luna
le stelle sono pallide
moscio silenzio
all'eco della notte
sbadiglia il sol levante.
Composta martedì 12 maggio 2015
Stanca la luna
le stelle sono pallide
moscio silenzio
all'eco della notte
sbadiglia il sol levante.
Volti gentili
belli come il sole
madri di madri
sui sogni di fanciulle
devastante realtà.
Quando per un mortale il fragore
del giorno cessa e sulla muta città
l'ombra traslucida della notte
e il sonno che ristora scende già,
allora per me s'insinua nel silenzio
il tempo del penoso vegliare:
e nell'inerzia notturna, della serpe
del cuore sento i morsi bruciare.
I sogni fervono e da gravi pensieri
è oppressa allora la mia mente.
Il tacito ricordo davanti a me
il suo lungo rotolo distende,
e con disgusto leggendo la mia vita,
amaramente piango e mi deprimo,
amaramente tremo e maledico,
ma i tristi versi non sopprimo.
In quale direzione ti sei mosso
verso nord la lapide è verde
lì cresce il futuro
il tuo corpo è una preghiera nel cosmo: vieni
la fonte cerca la tua umida patria
incurvata è la vittima senza direzione -
Immersa la testa nella vasca
quanto basta
fino a riuscire sentire il battito del cuore
io mi agito
e penso di non essere riuscita
come sapone
l'amore scivola dalle mie dita
quella sensazione che fa perder la ragione
i sentimenti sono la mia prigione
ma...
Vorrei fosse più semplice
della mia vita eri complice
istinto primordiale
di un amore naturale
tutto quel che era
vive ancora in me.
Devo realizzare
cosa mi ha spinto a sbagliare
per andare avanti
sei uno come tanti
qual è la prossima vittima
ad essere ferita
lo so non sarò l'ultima
arriverà il conto
e credimi la vita non fa sconto
un giorno sarai abbandonato
come me sarai dimenticato
ma...
Vorrei fosse più semplice
della mia vita eri complice
istinto primordiale
di un amore naturale
tutto quel che era
non deve esistere.
Di fronte a me solo me stessa
dalla tua storia l'orgoglio mi ha dimessa
per rialzarmi ho dovuto capire
quale metà del bicchiere era da riempire
solo io, sono solo io
mai più avrò un uomo come Dio
e non sto parlando di te in particolare
ma senz'altro ti potrai identificare.
Ora è più semplice
della mia vita eri complice
istinto primordiale
di un amore naturale
tutto quel che era
ora più non c'è.
Dietro la porta
tiri il cordone della nostalgia
finché vengono lacrime
In questa fonte ti rispecchi.
Mi fermo nella notte
assetato di te
mentre respiro quest'aria
sento il tuo profumo
odore di glicini e sentori di mandorle
vedo stelle
e luci di mondi lontani
appaino galassie
e infinite stelle son lì
in questo cielo
son qui ed il mare
bagna i miei piedi
mentre tiepida l'aria della notte
scorre sulla mia pelle
sento brividi che mi fanno tremare
scorrono tenue sul viso
lacrime che scivolano amare
questa luna sottile nel cielo
lo splendore del firmamento
la sabbia fine di questa spiaggia
che trattiene le mie orme
come memoria labile
del mio passaggio
mentre mi immergo
in questo universo
mi chiedo tutto ciò
per chi sia.
Ascolto
la vita muta dei palmi
schiusi al mattino
sui fianchi di luce,
quando la voce
spoglia
al corpo di un respiro.
Prego
le braccia levate
di una foglia in canto,
sui tappeti di notte
lucire le danze
in punta di piedi
e sfoglio
carezze di buio
al vento degli occhi,
raccontarti solvere
nella mia pelle.
Ho scelto la poesia che ho nel cuore
per scriverti ogni volta che ti amo.
Ho scelto te perché non ho mai conosciuto
un amore così grande in vita mia.
Ho scelto di dedicare a te ogni mio sogno
affinché tu possa poi custodirne la dolcezza.
Ho scelto te,
e lo farei un milione di volte ancora.
Se chiudo gli occhi
soli rotolano lungo il loro tempo
abbandonando la patria dorata
e tuttavia abitandola
Il minerale conosce la via
per un'eternità risparmiata
non più percorribile
solo inconsciamente nell'amore.