Poesie inserite da Leandro Mancino

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Scritta da: Leandro Mancino

Il coraggio di guardare

Gira e rigira il dito nella ferita,
la piaga aperta che non si vuole far guarire,
si vuole solo dimenticare
per lasciare andare il tempo
che graffia e dà spintoni
ma almeno corre all'impazzata, sempre,
e questo rassicura.

Rassicura che ci sarà un domani, dopo questa notte,
e ci sarà un sorriso dopo questo pianto,
e riderò ancora e ancora fino a morire,
che i dolori e gli acciacchi si faranno sentire sempre un po',
ma qui si vive e si va avanti.

Ma se il sangue sarà perso
ed i miei sensi cadranno come queste foglie date al vento
ed io perderò l'equilibrio,
allora lì quando tutto sarà enorme e pieno di fatica
riuscirò a guardare quello che succede
e a trovare qualcosa con cui sfuggire,
ancora una volta,
dalla sconfitta?
Composta domenica 20 febbraio 2011
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    Scritta da: Leandro Mancino

    Il mio unico vanto

    Leggi le righe sulla mia pelle
    righe in nero come le sbarre di quelle celle
    della prigione più buia del mondo
    in cui c'è solo un cuore moribondo.

    Passa le dita sulla mia bocca
    ascolta la mia filastrocca
    fatti di sogni di bambino
    fatta da chi ti vuole vicino.

    Sospira guardando nei miei occhi
    come la neve scende in fiocchi
    così sarà il tuo amore
    scenderà piano senza timore.

    Non credere a quel che scrivo
    sai bene che non son vivo
    schiavo di questo mio aspettare invano
    servo di quel che è ancora lontano.

    Ma cerco ancora, nonostante tutto
    cerco sempre nonostante il lutto
    amore amore ti voglio qui accanto
    amore amore sarai il mio unico vanto.
    Composta domenica 26 settembre 2010
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      Scritta da: Leandro Mancino

      Il battito di cuore...

      Andarono via tutti e chiusero le luci,
      il dolore di un uomo si conta solo a luci spente, quando non c'è nessuno a guardare.
      Quando ogni lacrima è nascosta ed ogni lamento è muto.

      Suonava quel battito di cuore,
      singhiozzando come un vecchio rottame in salita, dolce come il sassofono che suona il dolore della vita.

      Si stringe le spalle con l mani grandi,
      quasi ingombranti nei gesti dolci.
      Sei un uomo, tu non devi abbracciare.
      Sei un uomo, tu non devi crollare.

      E poi i sogni ed i pensieri sporchi,
      il tremare di un corpo fiero.
      La montagna che lenta si sbriciola, franando parete dopo parete.

      Deve rimanere solo, un uomo, per abbandonarsi alle proprie debolezze.
      Lasciare che entrino le paure come entra dentro il silenzio devastante della notte.
      Composta mercoledì 1 settembre 2010
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        Scritta da: Leandro Mancino
        Lasciava che il vento gli accarezzasse il viso,
        che il sole gli bruciasse le guance e che il profumo del mare gli entrasse dentro.
        Era bello stare lì, in compagnia.
        Era bello stare lì a guardare il mare.

        Perché quella immensa distesa d'acqua alla fine è come il resto del mondo,
        alla fine è un po' diverso.
        È vivo come gli alberi, come il vento e come la neve.
        È vivo, perché si agita e ce la mette tutta.
        È vivo perché profumo di buono e urla.
        È vivo, perché ti tiene compagnia.

        C'è modo e modo di rimanere soli,
        con il mare è un modo tutto strano.

        In quell'acqua ci vede un po' di tutto,
        quello che vuoi e quello che non vuoi.
        C'è la storia tutti, c'è il sangue di pochi.
        C'è il sudore di chi vive per lui,
        ci sono le lacrime di chi lo sta abbandonando.
        C'è la schiuma contro gli scogli,
        c'è la sabbia e ci sono le rocce.

        Il mare si attornia di molte cose,
        il mare ospita movimenti.
        Ed ognuno ha il proprio, di mare, anche se alla fine è sempre quello.

        Un immenso mare, diviso per tutti.

        Un po' come la vita e le persone.
        Un po' come il tempo.

        Tutti noi abbiamo lo stesso tempo,
        tutti noi viviamo la stessa vita.
        Però, a suo modo, ognuno ne vive una propria.
        Ognuno ha un proprio orologio.

        E succede raramente, ma succede, che un orologio si trova con l'altro.
        Succede raramente anche che due vite si trovino a vivere insieme,
        attimi scanditi dallo stesso cuore, da parole condivise.
        Dalla pelle, dal profumo.

        Come quel vecchio lì sulla spiaggia ed il mare.

        A suo modo anche lui fa l'amore.
        Ne sente il profumo, il suo cuore batte con quelle onde.
        È entrato nella vita del mare o, volendo, il mare è entrato nella sua.
        Ed è un dolce vivere insieme, questo.

        E non c'è cosa più dolce al tramonto di andar lì e vedere come si incrocino le strade della vita,
        come sia enorme la stranezza di tutto questo.
        C'è un vecchio ed il suo mare.
        Il suo privato pezzo di acqua, e schiuma, e sale, e spiaggia, e odore e rumori e...

        e niente, perché non c'è molto altro da dire.
        Io ero lì, e mi godevo la scena.
        Non sempre capita di vedere qualcuno fare l'amore così bene,
        con così tanta naturalezza.
        Con così tanto sentimento.
        Era un gesto d'amore nella gabbia di gesti,
        era un cappuccino di mare e persone nell'intervallo della vita.

        Ed io, semplicemente, ho messo la mia monetina.
        Sono andato in spiaggia, al solito posto, ed ho pagato con il tempo quel dolce guardare.

        Perché anche quando non c'è il tuo mare,
        anche quando lo cerchi e non lo trovi per qualche assurda ragione al mondo,
        nulla ti nega di ammirare il mare altrui quando si unisce a chi lo ama.
        E tutto questo lo senti, anche solo guardandolo, lo senti.
        Quel tramonto e quel vivere intensamente ti entra dentro,
        per le narici e per gli occhi, nel sangue, nel cuore, nella mente.
        E ci pensi tutta la notte, senza dormire, pensi alla dolcezza della vita.
        Alla stranezza della vita, perché è strana ma strana forte.

        Perché, come poche cose al mondo, anche con gli anni continua a stupirti.
        Perché, come poche cose al mondo, aspetta che tu capisca... lì, pronta, a regalarti un'altra scena del suo stupefacente archivio.

        Chissà se davvero aprissi gli occhi cos'altro riuscirei a vedere.
        Chissà se davvero aprissi il cuore cosa sentirei trovando il mio mare.

        Un giorno lo farò e sarà il giorno più bello.
        Un giorno lo farò, per ora inserisco la monetina e guardo lo spettacolo.
        Per ora, con una monetina in meno, torno a casa.
        Felice.
        Perché il mondo è bello, e ne avrò i segni sulla mia pelle.
        Composta martedì 14 settembre 2010
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          Scritta da: Leandro Mancino

          Saper Guardare

          Ho sbirciato da serrature di vite non mie,
          ho riempito bicchieri di silenzio per poi berlo tutto,
          ho lasciato che i tuoi pensieri fossero i miei, per un istante.

          Ho montato parole senza senso,
          agitato palle di vetro con acqua e neve finta,
          segnato rigori con briciole di pane tra pali fatti di forchette.

          Ho fatto tante cose, nessuna con un senso preciso.
          Le ho fatte, semplicemente.

          È la vita ormai diventata grigia o sono io ad aver dimenticato come guardare le cose?
          Sembra tutto grigio, senza colori.
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            Scritta da: Leandro Mancino
            C'è la notte buia e fredda lì fuori,
            c'è il vento che scarica i suoi fervori,
            donne nei propri letti pensano chissà a cosa,
            e quei baci dimenticati, la danza contagiosa.

            C'è un dolore che non vuole andare,
            ed il cuore vuole inchiodare,
            gocce di sudore sulla tua pelle,
            illuminate un tempo dalle stelle.

            Non c'è scusa che tenga davanti a quei tasti d'avorio,
            non c'è scusa che tenga davanti alla voce del tuo cuore.
            Sono note di dolore queste che suoni, ragazza mia?

            C'è una lama affilata e una finestra aperta,
            tende al vento e odore di pioggia.
            Piove anche dentro di te.

            C'è un uomo senza giacca,
            profumo sul cuscino.
            Ti manca così tanto.

            Ti giri e rigiri in quel letto umido,
            non togli il trucco,
            si sbava sul letto,
            con le lacrime nere a macchiare il cuscino.

            Ed il tuo lamento è soffocato,
            urla silenziose nella notte
            fatta di sogni confusi per pene d'amore.

            Sono piedi freddi ormai i tuoi,
            ora che nessuno te li scalda con massaggi d'amore,
            sola come quella sigaretta ormai fumata,
            tra anelli di fumo e amara consolazione.
            Composta giovedì 11 marzo 2010
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              Scritta da: Leandro Mancino

              Voglio

              Voglio giornate in riva ad un lago.
              Voglio il sole che ti scurisce la pelle.
              Voglio che una lacrima righi il mio viso.
              Voglio tornare bambino.
              Voglio risate sincere.
              Voglio perdere giornate intere senza rimpianti e preoccupazioni.
              Voglio svegliarmi presto al mattino.
              Voglio rendere belle le persone.
              Voglio domande indiscrete sulla mia vita.
              Voglio trovare me stesso, ogni giorno, sempre più.
              Sempre più.
              Composta mercoledì 6 gennaio 2010
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