Labbra morbide come petali rosa, si offrono ai sensi già colmi di desiderio. Labbra morbide preludio di sogni, cariche di promesse, di sconfinati piaceri. Labbra morbide sfioro, dolce contatto d'amore, mentre spalancate vedo le porte del paradiso.
L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole. Onestà tedesca ovunque cercherai invano, c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina; ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida, e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé. Bello è il paese! Ma Faustina, ahimè, più non ritrovo. Non è più questa l'Italia che lasciai con dolore.
Una cosa vorrei dirvi. È una cosa speciale per coloro che sono sensibili alle cose belle. Abbiate un sogno. Abbiate un bel sogno. Seguite soltanto un sogno. Il sogno di tutta la vita. La vita che è un sogno è lieta. Una vita che segue un sogno si rinnova di giorno in giorno. Sia il vostro un sogno che miri a rendere liete non soltanto tutte le persone, ma anche i loro discendenti. È bello sognare di rendere felice tutta l'umanità. Non è impossibile...
Anch'io come te novello eroe ho vagato tra gli astri sebbene con strumenti assai più incerti e come te ho sognato i luoghi ultraterreni Ci saranno altre vite?
Il punto è cosa farne Più in alto degli uccelli di rapina non va la nostra nave.
Ero nuda tra le sue mani sotto la gonna alzata nuda come non mai. Il mio giovane corpo era tutto una festa dalla punta dei miei piedi ai capelli sulla testa Ero come una sorgente che guidava la bacchetta del rabdomante Noi facevamo il male il male era fatto bene.
Se tu sapessi quanto è gran dolcezza un suo fedele amante contentare, gustare e modi suoi, la gentilezza, udirlo dolcemente sospirare, tu porresti da canto ogni durezza, e diresti: "Una volta ì vò provare". Quando una volta l'avessi provato, tu ti dorresti aver tanto indugiato.
Ch'io segua la mia via lascia, o diletta; Si rabbuia e fa freddo sempre più; La giornata al suo fin vedi s'affretta, E fermar non mi debbo che laggiù.
Vuoi cantarmi i tuoi canti? Estraneo affatto È, fanciulla, il lor suono a questo cor; L'ho già posta in oblio da lungo tratto Quella soave tua parola: Amor.
Lontani dì mi tornano al pensiero E che soave ella fosse mi par; Or, fanciulla, proseguo il mio sentiero: «Alla sua meta ognun deve arrivar».
Volge più sempre al basso il mio cammino; L'aer più fosco e rigido si fa: Vacilla il piè; presagio del vicino Ultimo dì m'è la cadente età.
In un lucido vespro, esteso come il tedio, quando l'estate torrida brandisce la sua lancia, d'un greve sogno mio lo spettro riflettevano mille ombre drizzate in fila sulla piana. Era purpureo specchio la gloria del tramonto, era un vetro di fiamme, che scagliava al vetusto infinito il pesante sogno sulla pianura... Ed io sentii lo sprone sonoro del mio passo echeggiare lontano nel tramonto sanguigno, e più oltre l'allegro canto d'un'alba pura.