Oh, questa tua "nessuna speranza" racchiude una speranza immensa. "Nessuna speranza" significa una speranza così ricca che nemmeno l'ambizione può guardare più in alto.
Dal profondo della notte che mi avvolge buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro, ringrazio gli dei chiunque essi siano per l'indomabile anima mia.
Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi d'ascia della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe ma l'orrore delle ombre e ancora la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Son Io il signore del mio destino. Son Io il capitano dell'anima mia.
In quel selvaggio abisso, grembo della Natura e, forse, tomba, che non è mare o sponda, aria né fuoco, ma lor cause pregnanti in sé commiste confusamente, in una lotta eterna, se il Fattore Possente non costringe queste oscure materie a farsi mondi, nell'abisso selvaggio, cauto, Satana sostava all'orlo dell'Inferno, e vide, e ponderò il viaggio...
C'è stato un tempo che bosco, rivo e prato, la terra e ogni vista consueta a me davvero son sembrati cinti di luce celestiale del candore e sfolgorio di un sogno.
Donna, non sei soltanto l'opera di Dio, ma anche degli uomini, che sempre ti fanno bella con i loro cuori. I poeti ti tessono una rete con fili di dorate fantasie; i pittori danno alla tua forma sempre nuova immortatlità. Il mare dona le sue perle; le miniere il loro oro, i giardini d'estate i loro fiori per adornarti, per coprirti, per renderti sempre più preziosa. Il desiderio del cuore degli uomini ha steso la sua gloria sulla tua giovinezza. Per metà sei donna, e per metà sei sogno.
Le palpebre chiuse pulsanti di porpora accese, pesanti. Il sangue che corre più forte è un rombo lontano all'orecchio Calore nel viso sul collo, le mani che bruciano accese. Mi baci così. Più caldo di labbra velate, bramose. Sospesa la mente discendo, sprofondo al mio cuore distante. Io sento, ti accendo più grande la fonte che arde. Mi arrendo.
"Siano queste parole d'addio" alzandomi gridai "uccello o creatura del male, ritorna alla tempesta, Alle plutonie rive e non lasciare una sola piuma in segno Della tua menzogna. Intatta lascia la mia solitudine, Togli il becco dal mio cuore e la tua figura dalla porta" Disse il Corvo: "Mai più E quel Corvo senza un volo siede ancora, siede ancora Sul pallido busto di Pallade sulla mia porta. E sembrano i suoi occhi quelli di un diavolo sognante E la luce della lampada getta a terra la sua ombra. E l'anima mia dall'ombra che galleggia sul pavimento Non si solleverà "Mai più" mai più.
Dicono alcuni che finirà nel fuoco il mondo, altri nel ghiaccio. Del desiderio ho gustato quel poco che mi fa scegliere il fuoco. Ma se dovesse due volte finire, so pure che cos'è odiare, e per la distruzione posso dire che anche il ghiaccio è terribile e può bastare.