Esistere in incursioni di emozioni tra una monotonia e un'attesa. Esistere sentendoti parte attiva o abbandonata ai dubbi. Esistere per capire perché esisti e se il tuo ruolo è necessario o indifferente. Esistere infine di convinzioni testarde per non sentirti esistere inutilmente in una vita di solitudine!
Eppure amore veglia cuore... Anche in un segno di dolore. Eppure respira quel senso che attrae sguardi, che insinua passione, che governa appartenenza. Ma quest'amore a volte piange, piange il divenire sofferto percorso. E in sangue mescola la sua fragilità. Ma è amore quel possesso che fa morire, è amore, in quella mente che prepara pensieri di dominio. No, è amore già morto. Quell'amore, esso stesso vittima innocente, che non ha più libero e vitale il suo profondo respiro!
Se apro occhi voglio abbellirmi del tuo sguardo, se cammino lungo un sentiero voglio intuire ogni volta i tuoi passi accanto, se ti sfioro la mano voglio struggermi al tocco del tuo calore e se ti bacio voglio cercare tra le tue labbra il mio mondo. E così se di vertiginoso vento fosse rumorosa la notte, se alba sorgente riflettesse grigie ombre sul tuo profilo, e se improvvisa pioggia battente confondesse solari inviti, cercherei rifugio ancora nei tuoi battiti accanto e saprei sicura che il mio mondo è un mondo di limpido sole d'amore, languido e sensuale in me.
Ondivaghe essenze avverti nella malinconia che racconti. Piano sussurri il ricordo e volgi animo in quel sorriso che veste il tempo. E passeggi l'ora come fosse compagna di affetti, rincorri voli come fosse anelito di spaziare i tuoi sguardi senza essere materia che imprime orme nei silenzi. Osservi novembre come sipario aperto alle recite remote, e volti, voci, movenze sono lì, accanto, per farti sospirare parole in un dialogo intimo che solo la nostalgia fa comprendere al cielo.
Sei tu poesia di un silenzio Improvviso d'emozione che indaga con parole per arrivare all'infinito! Quell'infinito dove innalzo i miei brividi, dove spazio non ha nessun confine, dove respiro è corrente invisibile sul cuore e battito è energia infallibile. E narro l'assoluto, sconvolgo mediocrità dell'attimo in fuga, e ritrovo te, nel volto, nelle labbra e nello sguardo mentre vergo tra sillabe d'amore la tua essenza.
Un amore, il tuo, per adagiarlo nel tempo. Per impreziosirlo ogni attimo con nuove vesti di emozioni. Un amore, il tuo, per sostenere sguardi, per sentirne i sussurri, per capirne il sole riflesso, per fiancheggiare le tue orme, per non odiare lontananze, per ridere del silenzio, per giocare come bimbi sotto la pioggia rincorrendo solo l'attimo baciante che avvicina il cuore alle labbra della tua vita.
Percorsi interiori di donna a decifrare le arringhe appassionate dei suoi pensieri. Sarà fragile, o ferrea di coraggio, sarà anima estrosa, o introversa, sarà sognatrice o realista, sarà tutto o niente. Ma sarà donna in quel suo esistere interprete principale della vita, dell'amore, del dolore in qualunque estremo di infelicità a essa atrocemente recata. E intenso suo sguardo sarà sempre luce di femminilità che renderà ancor più necessaria la sua indissolubile presenza in questa irruente umanità.
Una rosa tra mani per sospirare: t'amo Primavera. Se pur riveli, a volte, lacrime di nubi al tuo seguito ancora, sei profumo di ogni bocciolo atteso, sei melodia di canti alati, che amoreggiano con l'impareggiabile essenza della tua rinnovante grazia di natura sempre materna.
Cosa fare di questo turbinio di folle orrore che sposta speranza in supplica disperata. Ove e quando redimere caratteri, idee, propositi, azioni, parole in seguenti coscienze che riparino dalla furia del crimine? L'uomo, come immagine di Dio, o sbaglio della Natura, entrambi facciate ormai fuori da ogni senso limpido spirituale o trascinante alla genuinità di tenera anima. L'uomo, pare dedito a porre dominio come fosse lecito decidere l'attimo ferente della morte. Cosa fare, cosa sperare, cosa urlare, quanto piangere, quanto inveire, quanto disprezzare, come agire per porre fine alla ignominia del suo delittuoso pensiero? E la vita, intanto, continua a gemere la sua voglia di vivere, pur sapendosi sempre più perduta.
Sono donna insondabile menestrello di sogni... Sono colei che sa cos'è la gioia quando con volto d'amore animo l'arroganza virile mutandola in tenerezza. Sono insostituibile, la vita ha bisogno solo del mio respiro per rinnovarlo integro sul labbra nascenti e già piangenti di ancestrale timore. Sono oggetto di sensi quando non tengono conto di sentimenti. E sono spesso vittima degli esplodenti che in me vedono purezza da sottomettere e annullare... Sono sacrificata ai ranghi di peccatrice per far sì che mani fanatiche lancino uncinanti disprezzi a insanguinare di morte la mia identità. Sono donna, e madre, io che avanzo di pianto e inciampo in massi di dolore... Ma ho voce, e sguardo, e parole e mi presento ferrea indagatrice contro tutte le ingiustizie a me volte, perché so che vuol dire cadere, ho spesso ginocchia di vita peste e doloranti, ma mi risollevo decisa più che mai per accelerare il passo verso il varco luminoso della mia femminile e sempre verginale dignità.