Non sa più nulla, è alto sulle ali il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna. Per questo qualcuno stanotte mi toccava la spalla mormorando di pregar per l'Europa mentre la Nuova Armada si presentava alle coste di Francia. Ho risposto nel sonno: - È il vento, il vento che fa musiche bizzarre. Ma se tu fossi davvero il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna prega tu se lo puoi, io sono morto alla guerra e alla pace. Questa è la musica ora: delle tende che sbattono sui pali. Non è musica d'angeli, è la mia sola musica e mi basta. -
La splendida la delirante pioggia s'è quietata, con le rade ci bacia ultime stille. Ritornati all'aperto amore m'è accanto e amicizia. E quello, che fino a poco fa quasi implorava, dall'abbuiato portico brusìo romba alle spalle ora, rompe dal mio passato: volti non mutati saranno, risaputi, di vecchia aria in essi oggi rappresa. Anche i nostri, fra quelli, di una volta? Dunque ti prego non voltarti amore e tu resta e difendici amicizia.
Un grande amico che sorga alto su me E tutto porti me nella sua luce, che largo rida ove io sorrida appena e forte ami ove io accenni a invaghirmi…
Ma volano gli anni, e solo calmo è l'occhio che antivede perdente al suo riapparire lo scafo che passava primo al ponte. Conosce i messaggeri della sorte, può chiamarli per nome. È il soldato presago. Non pareva il mattino nato ad altro? E l'ala dei tigli e l'erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva non portavano ad altro? Ma in terra di colpo nemica al punto atteso si arroventa la quota. Come lo scolaro attardato - né più dalla minaccia della porta sbarrata fiori e ali lo divagano – io lo seguo, sono nella sua ombra. Un disincantato soldato. Uno spaurito scolaro....
Sì, al di là della gente ti cerco. Non nel tuo nome, se lo dicono, non nella tua immagine, se la dipingono. Al di là, più in là, più oltre.
Al di là di te ti cerco Non nel tuo specchio e nella tua scrittura, nella tua anima nemmeno. Di là, più oltre.
Al di là, ancora, più oltre di me ti cerco. Non sei ciò che io sento di te. Non sei ciò che mi sta palpitando con sangue mio nelle vene, e non è me. Al di là, più oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare di vivere in te, e in me, e negli altri. Vivere ormai di là da tutto, sull'altra sponda di tutto - per trovarti - come fosse morire..
Se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi. Io lascerei tutto, tutto io getterei: i prezzi, i cataloghi, l'azzurro dell'oceano sulle carte, i giorni e le loro notti, i telegrammi vecchi ed un amore. Tu, che non sei il mio amore, se mi chiamassi! E ancora attendo la tua voce: giù per i telescopi, dalla stella, attraverso specchi e gallerie ed anni bisestili può venire. Non so da dove. Dal prodigio, sempre. Perché se tu mi chiami - se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi - sarà da un miracolo, ignoto, senza vederlo.
Mai dalle labbra che ti bacio, mai dalla voce che dice: non te ne andare.
Ti sembra orribile che lussuria e furia Mi faccian scorta nella mia vecchiaia; Non erano tanto assillanti quand'ero giovane; Che altro mi resta per spronarmi a cantare?
Perdona grande nemica, Senza pensiero irato Abbiam portato l'albero, E qui e lì comprato Per adornare ogni ramo, E lei dal letto rimiri Cose graziose che rallegrino Una fantasiosa mente. Un po' di grazia donale Anche se un occhio ridente Ha spiato il tuo volto Che muore.
"Tògli quella maschera d'oro ardente Con gli occhi di smeraldo". "Oh no, mio caro, tu vuoi permetterti Di scoprire se i cuori sian selvaggi o saggi, Benché non freddi".
"Volevo solo scoprire quel che c'è da scoprire, Amore o inganno". "Fu la maschera ad attrarre tua mente E poi a farti battere il cuore, Non quel che c'è dietro".
"Ma io debbo indagare per sapere Se tu mi sia nemica". Oh no, mio caro, lascia andar tutto questo; Che importa, purché ci sia fuoco In te, in me?