Scritta da: Martina Andrea Ottogalli
in Poesie (Poesie criptiche)
Mai più!
Ma in fondo al cielo
nero
c'eri tu.
Nei tuoi occhi stranieri
i conosciuti misteri
dell'universo intero
e il cielo
nero.
Composta venerdì 7 novembre 2014
Mai più!
Ma in fondo al cielo
nero
c'eri tu.
Nei tuoi occhi stranieri
i conosciuti misteri
dell'universo intero
e il cielo
nero.
L'immane vuoto di te
mi piomba addosso silenzioso
e mi ritrovo ansimante, ferita, morente
tra un piatto da lavare
ed un sorriso da assecondare.
Occhi come i tuoi non se ne trovano,
occhi come i tuoi non si dimenticano.
Ho vagato a lungo e solitaria per trovarti,
tra milioni di corpi vuoti
in questo mondo senza poesia.
Per attutire il dolore opaco della solitudine
ho ingannato me stessa in vacui ardori
mascherando eroi da figuranti
o figurando in recite di finti amori.
Ma nel torpore di una vita mal spesa
tu eri lì,
nella disperazione dell'anima vuota
tu eri lì,
Come ho potuto non riconoscerti?
Come ho potuto perdermi te?
Per un attimo, così vicino
con la tua armatura di paglia,
con quella maschera da straniero,
ho incontrato i tuoi occhi
relegando me stessa
in questo dolce tormento.
Tu non mi hai vista,
mi piace crederlo a volte,
la menzogna può aiutare dove la verità crea dolore.
Mi sei passato accanto, incurante e silenzioso.
Sei andato avanti.
Perché io non ci riesco?
Baciami adesso,
prima che il vento torni a soffiare
inclemente sui nostri corpi nudi
e stanchi.
Prima che il mare riprenda il respiro
impetuoso nel suo letto di sabbia
e rocce
e alghe.
Baciami ora,
in quest'unico istante che è solo nostro,
quando il sole è distratto
e le nuvole nient'altro che un getto blu
nel cielo opaco.
Se non lo fai il tempo tornerà a far ticchettare gli orologi,
e alcuni fiori sbocceranno,
nuovi bambini nasceranno,
ci sarà un altro comizio elettorale da qualche parte nel mondo.
Silenzioso,
come sempre,
giungerà un nuovo istante
e torneremo ad essere semplicemente io e te,
due anime sole,
in balia delle onde.
Ma se mi baci adesso,
che i nostri sguardi sono incatenati,
che i nostri respiri sono così vicini da potersi annusare,
se lo fai ora,
non ci sarà più un domani.
Ci saremo noi,
insieme
e il mondo
non sarà più lo stesso.
Come si uniscono le persone?
Quali sono le invisibili trame
che ci legano agli altri come fili di rame?
Esiste davvero un segreto avvenire,
una via da seguire?
O è il semplice caso
a guidarci leggero
sopra fiumi di raso
in quest'incubo nero?
Nuda,
color dell'ebano
Guardami!
voglio sondar negli occhi tuoi scuri
l'anima ebbra
d'ardore
mentre socchiudi la bocca,
rossa di piacere.
Umida,
con brina calda
Inondami!
Voglio il tuo sentor di more,
a cespugli tra le labbra,
per assaporarne ogni singola goccia,
piccola molecola d'amore.
Tremanti,
in questo letto bagnato,
non abbiamo futuro
siamo senza passato,
solo i nostri corpi
adesso si appartengono
incastonati tra loro
come diamanti.
Ansimante,
esala l'ultimo respiro
e rivolgilo a me,
sulla mia pelle,
il tuo unico dio
in questo attimo infinito
in cui ti ho reso mia.
Ascolto
assuefatta
l'assordante rumore del silenzio.
Ascolto te
e rimpiango il ronzio del neon,
lo sbattere di persiane al vento,
l'asserragliare del treno sulle rotaie.
Ascolto,
ma, ormai, non ti sento
e muoio dentro
per averti amato.
E fu così che mi destai.
Il mio corpo embrionale giaceva ora
avvizzito,
nel bianco ordine d'ospedale,
tra facce vacue
e odore acre di disinfettante.
Mi destai così.
Con il cuore d'un epilettico,
lo sguardo d'un folle,
e la forza di un sano, spumavo
rabbiosa
per il commesso sopruso.
E come Frida Kalho
rividi il mio ventre
aperto, stracciato, derubato.
Mani anonime
celate da guanti in lattice
vi succhiavano via i primi aneliti d'un figlio.
Quale atto d'incoscienza,
Quale sentore di paura
(o codardia?)
avevo permesso a me stessa?
Mi destai
come si destano i morti
poiché deceduta era in me
ogni vana illusione di vita.