Le migliori poesie inserite da Rosita Matera

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione, in Proverbi e in Diario.

Scritta da: Rosita Matera

Se...

Se riesci a mantenere la calma, quando tutti attorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono
ne parlare troppo saggio;

Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita,
distrutte,
o umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;

Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dall'inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola
su quello che hai perso;
se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi,
i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la volontà che dice loro "Resistete!";

Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore ad ogni istante che passa;
tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa
e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Rosita Matera
    Se la nota dicesse: Non è la nota che fa la musica
    Non ci sarebbero le sinfonie,
    Se la parola dicesse: Non è la parola che può fare la pagina
    Non ci sarebbero più libri.
    Se la pietra dicesse: Non è la pietra che può alzare un muro
    Non ci sarebbero più case.
    Se la goccia d'acqua dicesse: Non è una goccia d'acqua che può fare il fiume
    Non ci sarebbe l'oceano.
    Se il chicco di grano dicesse: Non è un chicco di grano che può seminare il campo
    Non ci sarebbero le messe.
    Se l'uomo dicesse: Non è un gesto d'Amore che può salvare l'umanità
    Non ci sarebbe mai ne Giustizia, ne Pace, ne Dignità, ne Felicità nella terra degli uomini.
    Come la sinfonia ha bisogno di una nota,
    come il libro ha bisogno di ogni parola,
    come le case hanno bisogno della pietra.
    Come l'oceano ha bisogno di ogni goccia d'acqua,
    come le messi hanno bisogno di ogni chicco di grano,
    l'umanità intera ha bisogno di te, qui ora, tu sei unico e perciò insostituibile.
    Composta martedì 2 ottobre 2012
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Rosita Matera

      L'infinitamente mutevole

      Come chi volesse in una mano
      chiusa a coppa, prendere una spiaggia
      di sabbia e un oceano, grano a grano
      goccia a goccia,

      come chi volesse sulla fronte
      reggere il sole dell'alba
      chiuderlo sull'orizzonte
      dentro a un a foschia scialba,

      è chi tenta di sentire
      in sé l'essenza della vita,
      meglio viaggiare, fuggire
      come fa lei, l'infinitamente mutevole.
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Rosita Matera

        Arpeggi

        Viviamo d'un fremito d'aria,
        d'un filo di luce,
        dei più vaghi e fuggevoli
        moti del tempo,
        di albe furtive,
        di amori nascenti,
        di sguardi inattesi.

        E per esprimere quel che sentiamo
        c'è una parola sola:
        disperazione.
        Dolce, infinita, profonda parola.

        Vaga e triste è degli uomini la sorte:
        degli uomini che passano
        con non maggior fragore d'una foglia che si tramuta in terra.

        Precario stato il loro.

        La morte è uno sciogliersi,
        non un finire
        e senza tempo, senza memoria
        il terrestre viaggio.

        Il sole è stanco di contemplare
        una tanto monotona vicenda.
        Così parlava un monaco
        neghittoso e bizzarro,
        là, nell'antico Oriente:
        piccolo uomo assediato
        da immani fantasmi.
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Rosita Matera

          Meriggio

          A mezzo il giorno
          sul Mare etrusco
          pallido verdicante
          come il dissepolto
          bronzo dagli ipogei, grava
          la bonaccia. Non bava
          di vento intorno
          alita. Non trema canna
          su la solitaria
          spiaggia aspra di rusco,
          di ginepri arsi. Non suona
          voce, se acolto.
          Riga di vele in panna
          verso Livorno
          biancica. Pel chiaro
          silenzio il Capo Corvo
          l'isola del Faro
          scorgo; e più lontane,
          forme d'aria nell'aria,
          l'isole del tuo sdegno,
          o padre Dante,
          la Capraia e la Gorgona.
          Marmorea corona
          di minaccevoli punte,
          le grandi Alpi Apuane
          regnano il regno amaro,
          dal loro orgoglio assunte.

          La foce è come salso
          stagno. Del marin colore,
          per mezzo alle capanne,
          per entro alle reti
          che pendono dalla croce
          degli staggi, si tace.
          Come il bronzo sepolcrale
          pallida verdica in pace
          quella che sorridea.
          Quasi letèa,
          obliviosa, eguale,
          segno non mostra
          di corrente, non ruga
          d'aura. La fuga
          delle due rive
          si chiude come in un cerchio
          di canne, che circonscrive
          l'oblío silente; e le canne
          non han susurri. Più foschi
          i boschi di San Rossore
          fan di sé cupa chiostra;
          ma i più lontani,
          verso il Gombo, verso il Serchio,
          son quasi azzurri.
          Dormono i Monti Pisani
          coperti da inerti
          cumuli di vapore.

          Bonaccia, calura,
          per ovunque silenzio.
          L'Estate si matura
          sul mio capo come un pomo
          che promesso mi sia,
          che cogliere io debba
          con la mia mano,
          che suggere io debba
          con le mie labbra solo.
          Perduta è ogni traccia
          dell'uomo. Voce non suona,
          se ascolto. Ogni duolo
          umano m'abbandona.
          Non ho più nome.
          E sento che il mio vólto
          s'indora dell'oro
          meridiano,
          e che la mia bionda
          barba riluce
          come la paglia marina;
          sento che il lido rigato
          con sì delicato
          lavoro dell'onda
          e dal vento è come
          il mio palato, è come
          il cavo della mia mano
          ove il tatto s'affina.

          E la mia forza supina
          si stampa nell'arena,
          diffondesi nel mare;
          e il fiume è la mia vena,
          il monte è la mia fronte,
          la selva è la mia pube,
          la nube è il mio sudore.
          E io sono nel fiore
          della stiancia, nella scaglia
          della pina, nella bacca,
          del ginepro: io son nel fuco,
          nella paglia marina,
          in ogni cosa esigua,
          in ogni cosa immane,
          nella sabbia contigua,
          nelle vette lontane.
          Ardo, riluco.
          E non ho più nome.
          E l'alpi e l'isole e i golfi
          e i capi e i fari e i boschi
          e le foci ch'io nomai
          non han più l'usato nome
          che suona in labbra umane.
          Non ho più nome né sorte
          tra gli uomini; ma il mio nome
          è Meriggio. In tutto io vivo
          tacito come la Morte.

          E la mia vita è divina.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Rosita Matera

            La fotocamera di Izis

            La fotocamera di Izis è una scatola magica.
            Dalle sue mani fioriscono
            come per incanto
            esseri e cose
            che si aprono e si animano
            come quei fiori di carta giapponesi che,
            posti in un bicchier d'acqua,
            diventano all'istante esseri o cose
            di un immediato passato.
            Più tardi,
            deposte fra le pagine di un libro,
            sembrano dormire nei loro letti di carta.
            Ma il lettore apre il libro
            e le ridesta alla vita quando vuole,
            e le riconosce
            anche se non le ha mai viste prima.
            Composta mercoledì 9 agosto 2017
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Rosita Matera

              A quelli che pensano

              A quelli che pensano
              che leggere sia tempo perso
              perché hanno troppa fretta di arrivare,
              che le parole non abbiano valore,
              perché sulla bilancia non pesano nulla.
              A quelli che ritengono
              gli uomini di un tempo ormai superati,
              perché non possiedono il giusto metro
              per poter misurare lo spessore dell'oggi,
              a quelli che darebbero schiaffi anche alle nuvole
              per interrompere il loro inutile pianto.
              A quelli che vorrebbero riempire il silenzio
              perché è un insopportabile taglio nel suono.
              A quelli che trovando un sasso, anche il più piccolo,
              che d'improvviso gli sbarra la strada
              lo scaraventano giù nel dirupo
              senza fermarsi un poco a pensare.
              A tutti quelli che pensano
              che una donna
              sia solo una pagina nel libro dell'uomo,
              che i bambini coi loro sogni a colori
              in fondo fanno solo rumore,
              che nella tasca dell'uomo canuto
              non sia rimasta più fantasia,
              e che un fiore nasca per poi morire
              senza un vero e proprio motivo.

              A queste persone rispondo
              che i mattoni di cui è fatto il mondo
              sono stati costruiti attraverso il Pensiero,
              riportato sui libri che ancor oggi ci parlano,
              che le parole hanno grande valore
              perché hanno cambiato il volto alla storia,
              che gli uomini di un tempo hanno saputo lottare
              e con la pazienza misurano l'oggi.
              Che la terra, senza le nuvole
              morirebbe subito d'arida assenza,
              e che il silenzio è benedizione
              perché fa nascere pensieri più freschi.
              Che sotto il sasso, se sai guardare
              cresce l'erba di un'idea per cambiare.
              Che le donne hanno un'anima grande
              che contiene tutto il sapere,
              che i bambini fanno rumore
              per insegnarti che la Vita è splendore,
              che l'uomo canuto inventa ogni giorno
              un modo nuovo di vivere il Tempo
              e che il fiore vive e poi muore
              per esprimere il suo canto al Signore.
              Composta venerdì 24 gennaio 2014
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Rosita Matera

                L'uomo che sei

                C'erano semi da seminare. "Ci penserà il vento" pensò il contadino.
                Ma il vento, quel giorno, non giunse puntuale
                e i semi caddero nell'indifferenza.

                C'erano braccia da afferrare nella stazione dei dimenticati.
                "Ci penserà il prossimo che passa per caso" pensò il viandante.
                Ma il prossimo, quel giorno, non giunse puntuale
                e le braccia caddero nella miseria.

                C'era un cuore di donna da riempire, di gioia, d'amore, di vita vera.
                "Ci penserà un altro, non io" pensò il vigliacco.
                Ma l'altro uomo, quel giorno, non giunse puntuale
                e la donna cadde in una lacrima immensa.

                C'erano un bambino da educare,
                da forgiare bene come vaso d'argilla.
                "Ci penserà il maestro che incontra" pensò l'egoista che aveva da fare.
                Ma il maestro non giunse puntuale e il bambino divenne un uomo brutale.

                Ma un giorno, un uomo vide i semi da seminare.
                "Ci penserò io" disse a se stesso
                alzando subito la manica al cuore.

                E quel giorno giunse puntuale
                e i semi crebbero all'infinito.
                Poi quell'uomo, soddisfatto di questo,
                afferrò le braccia dei dimenticati.
                "Ci penserò io che passo per caso" pensò aprendo la propria mano.

                E quel giorno giunse puntuale,
                e quelle braccia crebbero e costruirono il mondo.
                Poi quell'uomo incontrò la donna
                caduta sola nella sua lacrima.
                "Ci penserò io che amo senza chiedere nulla".
                E quel giorno giunse puntuale,
                e la donna fiorì nel suo sogno d'amore.
                Quell'uomo incontrò il bambino
                da forgiare come vaso d'argilla.
                "Ci penserò io", affermò sorridendo,
                e il bambino diventò un uomo vero.

                Quell'uomo ora non è lontano
                ed è a un passo tra il cielo e il cuore,
                si muove in silenzio senza farsi notare,
                è in ognuno di noi quando decide di amare.
                Composta lunedì 23 marzo 2015
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Rosita Matera

                  Il gioco della vita

                  Come pioggia dal cielo giungeranno i sogni
                  che con passi silenziosi coloreranno i pensieri,
                  goccia a goccia riempirai il tuo cuore
                  come un vaso di luce che trabocca di gioia.

                  Tuttavia ci saranno giornate cambiate
                  da una nota stonata scritta in contropiede
                  una nota strozzata che vorresti annullare
                  ma trattenuta dal foglio che non vuole saperne.

                  La luce nel vaso che trabocca di gioia
                  a volte non basta a cancellare
                  quel che la vita vuole cambiare.

                  Io lo so che in quelle giornate
                  guarderai solamente la pioggia che batte
                  ma sappi che anche la fredda pioggia
                  serve a far nascere un fiore dal fango.

                  Forse in quei giorni penserai
                  che la vita è un gioco senza regole
                  e la porta del cuore tu chiuderai,
                  ma io ti sarò accanto e ti spiegherò
                  che il caso o la vita vuole aver la ragione
                  senza curarsi della tua opinione.
                  Ma ognuno di noi ha un potere assai grande
                  che brilla ogni volta che dobbiamo lottare:
                  è capire che il caso non va contrastato
                  perché è come un vento che va assecondato,
                  attendendo che muti la sua direzione
                  che prima o poi sarà a tuo favore
                  affinché nasca un fiore dal fango,
                  un fiore forte che sfida il vento
                  perché ha radici di cielo e cemento.

                  Su cento tentativi avrai una sola certezza
                  finché i palmi delle mani non avranno durezza.

                  Di mille parole, tu fanne una preghiera
                  che giunge a Dio
                  prima che faccia sera.

                  E infine sappi che tu sei speciale
                  e mai lo dovrai dimenticare
                  perché imparerai che il vento si stanca
                  e abbatte sé stesso in una calma bianca
                  e quel fiore robusto nella sua perfezione
                  sei tu che brilli di vita
                  nella benedizione.
                  Composta mercoledì 13 maggio 2015
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Rosita Matera

                    Ogni uomo sta al mondo

                    Ogni uomo sta al mondo col suo carico di storia,
                    ripiegato sui propri pensieri quotidiani
                    stringe al petto la giacca dei ricordi,
                    guardando in basso per paura di cadere.

                    Lumeggiano bianche le pietre scoscese,
                    ci passeggiano ragazze
                    raccogliendo i loro sogni,
                    parlano sottovoce ed affidano al domani
                    i loro batticuori presi a caso dalla calca.

                    Il vecchio s'appoggia al suo segreto affanno
                    e in ogni ruga vi è il racconto della vita.

                    Ogni uomo sta al mondo col suo carico di storia
                    e nessun indovino potrà mai capire appieno
                    le infinite sfumature che si celano nei versi
                    che ognuno porta raccolti nel suo cuore.
                    Vota la poesia: Commenta