Scritta da: Sandro Spallino

Le labbra dell'anima

Nelle tue labbra febbrili
di avida vita sconvolta
amai quei sentieri di porpora
del piede desto e della
tua marmorea coscia
dove palpita e trasuda ogni
nascente abisso.
Vita, troppo vita in te
abbonda e per le mie sgorga
di un piacere che fu per
te un incendio.

Era l'occulta notte, e nel
silenzio una bocca di schiuse
voglie ardenti la tua, che m'illuse
innanzi le tue mammelle divine
ignude, su cui cadde la pioggia
celeste e la mia corona sul
diffondersi delle tempeste
dei baci più forti della morte.
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    Scritta da: Sandro Spallino

    Resurrezione di eva

    Ho sentito il tuo amore
    E tu mi hai donato il tuo,
    come fai a scrutare dentro i miei occhi
    a scendere le scale che portano
    alla mia anima ti dicevo,
    niente potrà mai dividerci,
    dico a te, ascoltami vita mia,
    sangue mio, sei fredda,
    sto parlando con te,
    ti chiamerò col tuo nome
    e ti sveglierò dalla sofferenza
    è uscirai dalle porte che ti hanno chiusa,
    farò scorrere il tuo sangue ancora,
    ovunque tu sia la mia immagine
    e dentro la tua mente
    e nel tuo cuore intrecciata,
    c'è oscurità ma sono di fronte a te,
    ti farò rivivere e non potrai morire più,
    con le stelle parlavamo, alzati
    e torna da me, mille anni sono passati,
    dico a te, ascoltami,
    io e tu, per sempre, io e tu soli,
    non esitare, antica è la nostra passione,
    apri gli occhi, il dolore sembra reale,
    le forze inabissate ho comandato,
    ho ordinato agli Angeli di sanarti,
    sorgi come sorge la luce,
    tengo la tua mano,
    sei lo splendore che squarcia
    il nulla dell'oscurità, sorgi anima mia
    e non andartene mai più
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      Scritta da: Sandro Spallino

      Aurora

      Cosa vedo nel tramonto?
      Più di una luce il tuo
      Volto ho visto e i tuoi occhi
      D'estasi caduti in me come
      La pioggia, che fresca mattina
      Sei stata, vestita di aurora,
      fertile come la terra nera
      bagnata e ricca di semi
      che spunteranno domani,
      novella come una lettera
      inattesa, come il tuono
      improvviso sull'aquila,
      ho inondato di baci le tue
      labbra, la polpa dei tuoi
      seni bianchi d'amore,
      le tue bianche cosce
      da cui mi sentii invaso,
      sgorgato dal pettine beato
      dei capelli oro, e ti ho sorretta
      con le mie braccia,
      sentito tremare il sangue ad
      ottobre mentre si spaccava
      l'aria. Ora vuoi abitare nel mio
      paese, nella mia stanza,
      mangiare le fragole con me,
      odo che il mio ventre freme
      dinanzi te nuda col colore
      della vita, frutto che ha il
      sapore della carne rossa
      sui tuoi fianchi, fremo
      incatenato alla tua anima,
      col cuore in piena,
      e la gioia che spinge
      nella notte celeste
      il fragore nella mia casa.
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        Scritta da: Sandro Spallino

        E ti chiamavo amore

        Ho attraversato la tua foto
        per giungere a te spaccando
        il vetro invisibile delle ore che
        ci separavano, col tuo sorriso
        raccolto nelle mie mani di barca
        e la mia voce strozzata per
        gridare il tuo nome sparso
        in un eco sulla tempesta salmastra.

        Aspettavo te, ti stringevo fra le
        canzoni e ti chiamavo amore,
        piangevi che mi tagliavi il cuore
        nel petto senza lasciarti mai la
        notte ti scrivevo attaccati come
        due strade, e ti baciavo bevendomi
        il respiro, sequestrandoti le labbra
        per non darlo al tempo che andava
        vorace come un treno ladro di
        passioni.

        Scivolavi nelle mie ossa che
        ti che ti amavano scrosciando la
        follia interna, vuotandoci del passato,
        parlavo ai tuoi occhi allegri
        riempendoti di memorie nelle camere
        sfinite coi piedi intrecciati in tante
        spine di rose che brillavano sotto
        le luci del mattino senza frasi vuote
        offrendo i nostri cuori al sole.

        Sei parte di me, oltre gli strappi
        come chi ha bevuto acqua e sale
        disperso tra le viole e ti ho chiamato
        amore. Dicesti che c'è? Se non
        piangi e non sorridi che attimo è?
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          Scritta da: Sandro Spallino

          La dea

          Vieni femmina o dea
          dai luminosi scurissimi
          capelli trame del mio
          zelo, occhi sorridenti
          di luce nera
          intrigo di una tenebra,
          o maga foresta
          bagnata e la
          terra dove come la
          rondine io sfiorandoti col
          petto ancora in volo
          trovai il mio cibo, sussurrai parole
          di senso diverso,
          gridandoti di starmi vicina
          con i nervi sfasciati
          e l'amore troppo
          forte per le mandibole
          bloccate, sotto sopra e dappertutto tu,
          tenda di velluto,
          un raggio caduto su
          un papavero, metà sull'acqua,
          follia, inciampo in una risata,
          tu dietro passo dopo passo
          verso me sicura giungi
          passandomi per l'anima, aprendomi
          la paura, vai incendiaria
          vittoriosa e già lontana.
          Sei l'estate e i frutti
          caldi di essa, sui tuoi
          rami sosto e coccinelle sulle
          tue mani si posano, verde, giallo e il colore,
          ho chiesto al mondo
          e ballato con l'universo a ritmo
          di jazz, ho urlato di darmi te,
          pietre, allodole, alberi,
          in tutto girando ti ho vista
          baciandoti le palpebre, giocando
          col tuo stranissimo anello, luce
          della sera, spavento,
          il nome ho scritto
          sulla nuda roccia del
          falco e lì oggi dimoro, nome della rosa,
          labbra brucianti
          come l'assenzio tu sei ignara
          ma io ti assaporo
          nella battaglia e nel crogiuolo
          t'invoco, profezia
          e versi, liquida immagine di uno specchio,
          vengo dal futuro, nella tua
          anima me ho lasciato vagabondo,
          odore, fuoco.
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            Scritta da: Sandro Spallino

            La bellezza

            Nei meandri delle infinite
            colorazioni dei tuoi occhi
            pulsano i mari d'europa
            m'illumino se li guardo
            e un'eco d'antiche beltà
            mi sfiora, vibra e s'infebbra
            vedendoti anche l'aurora.

            Stelle scendono sui fiumi a frotte
            mentre dorme la mia terra,
            s'inabissa il sole nella
            quieta sabbia eterna, lo sparviero
            l'oro ci porta, muta il tuo cuore
            fra un canto di sirena,
            odo il crogiuolo e il segreto dei meriggi
            lontani a primavera.

            La Vanessa che si posa
            su un intrigo spirale di chioma
            è un coro, vola e si disperde
            nel silenzio dei velieri
            a tarda ora, non seppi mai
            quell'amore di raccolto sangue
            ma il ramoscello d'anima
            talvolta s'infiora se mi guardi,
            spacca il marmo d'aria
            incantato cuore solo già se passi.

            Nascosta tra il giallo di belle
            margherite il tuo profilo a un cielo
            s'incide di madreperla, leggera
            fra meraviglie cammini sospesa da terra,
            eccoti esultare luce di una cometa
            dea fra umani, stesa nella selva.
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              Scritta da: Sandro Spallino

              Bocca di cristallo

              Su vieni più
              vicina, una pioggia di neve
              scivola nella quiete
              labbra dell'anima
              a gocce
              mentre riposi nell'oro
              di una siepe, portami
              il mantello dei cavalieri
              e inondami di cascate
              quando seguo le scie
              degli aerei oltre le
              frontiere dei cieli,
              un'altro bacio ti chiesi
              d'improvviso giorno
              segreto rifugio di uccelli
              sotto amate lune
              tra foci e le stelle.

              Il tuo fiato colsi
              lasciati alla luce
              e un amore di battiti intensi,
              ridesto vidi il chiarore
              argento dei laghi
              firmamenti, tua era la
              bocca di salive fertili,
              d'oasi ed estinte meteore.
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                Scritta da: Sandro Spallino

                Senza te

                T'amai per lungo tempo
                affogando disperso la mia
                testa e il vestito sotto la cupa
                pioggia, non seppi il vortice di lame
                sulla mia barba rozza ne il
                vento che batteva pazzo sulla
                mia faccia sporca d'amore
                segnato da un flagello.
                Voltasti le spalle a me e al mio
                urlo affamato di ogni tua parola
                che annegai nel chiuso petto.

                Fuggii per le città senza un
                bagliore rimbombando come un
                treno incolore, spaccato ponte
                da mille frane.
                Dici d'amarmi ora che amo
                un'altra, venuta da un giorno
                rovesciato inghiottito da un
                sordo faro.

                Ora che mi ami, inseguendomi
                come quell'ombra che fui io vado
                lontano da te coperta solo
                da uno scialle addolorato
                mentre ti ho guardato lacrime
                sulla bocca, perché un'altra
                amo.
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                  Scritta da: Sandro Spallino

                  Elisir

                  Neri occhi, sublime e magica la visione,
                  quando ti guardo il tuo nudo corpo vola dentro
                  e odora, le ali intagliate dell'anima sudano e
                  li abitano, sono di essi Presenza e sguardo.
                  L'anima aveva i tuoi occhi in
                  Infinite colorazioni, e i tuoi occhi mi svelarono
                  l'Anima e i misteri della notte dalle viscere,
                  e l'odore della terra bagnata sentì nei miei attoniti.
                  Crollarono le mura della mìa città indifesa,
                  l'aria immortale eruppe dalle vene delle tue iridi
                  e mi gridò un nome, un Dio udii e colombe
                  incatenate fuggirono via lontano.

                  Chi sei tu sconosciuta che racchiudi
                  il segreto del mio destino?
                  Chi ti ha creata cosi? Sei la vita e
                  la morte, un cielo troppo
                  lontano, il veliero su cui vago,
                  ma non lo sai pietra
                  colorata di mare, nella tua spiaggia di
                  sabbia mi sono perso
                  e ho visto sorridere l'acqua e
                  il miracolo del suo tramutarsi
                  in vino, e letto le tue giornate in un libro,
                  ma non ti ho mai avuta, mai toccata,
                  mio Amore, mio Tutto, mai,
                  peccato e tu non lo sai.
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                    Scritta da: Sandro Spallino

                    Rimembranze

                    Ricordi mi chiedesti
                    le parole e i misteri che
                    la vita dietro un velo adombra
                    come la palude copre il fondo della
                    terra e romba nell'argentea notte d'aprile
                    sonnolenta,
                    e da li vaga qualche odore
                    dissepolto e lontano,
                    di lacrime pungenti
                    e scolorite andate primavere
                    in cui il ricordo indugia,
                    tra la pioggia e la luce schiusa
                    che il tuo cuore sordo intese.

                    Sorridi e vieni a bere
                    questa poca acqua di pienezza,
                    oggi dimenticando ieri
                    vola come allegra vola l'upupa,
                    il tuo sorriso è un aprir di
                    tende che l'anima assapora,
                    il tuo sorriso è un fremito
                    improvviso che a svegliato
                    rossi papaveri inattesi!

                    Il giardino so ch'è assente,
                    ma tornerà desto, fosforescente
                    di lantane e gigli che coglierai
                    per le tue stanze chiuse, risentirai
                    quell'odore forte che la sete
                    placa e illude di un
                    risorgimento al cuore che va
                    cercando cure. Su vieni, lasciati
                    portare dalle mie mani,
                    lascia che sia il tuo sospiro ad
                    adornare il mio antico male,
                    come sgorga l'acqua piovana
                    sulle conche arse che mirano
                    gli astri e li disseta, vuole il tuo
                    cuore dissetarmi ora della sete
                    mortale. Cessa di guardarmi,
                    volgi le tue labbra viola alle
                    mie increspate e baciami.
                    Composta venerdì 14 febbraio 2014
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