Qui, tra il silenzio degli ulivi, l'azzurro del cielo abbraccia la valle e un campanaccio da chissà dove spezza la monotonia del ritmo uguale all'incedere di quel pastore e a un cane che da rituale abbaia per dire che c'è e che ci siamo anche noi nel descrivere la saggezza della natura così bonaria nell'umore di una giornata serena in attesa di quel lampo di buio pronto a deturpare il paesaggio nel nuovo ordine delle cose.
Padre Nostro che sei nei cieli Restaci E noi resteremo sulla terra Che qualche volta è così attraente Con i suoi misteri di New York E i suoi misteri di Parigi Che ben valgono i misteri della Trinità Con il suo minuscolo canale dell'Ourcq La sua grande Muraglia Cinese Il suo fiume di Morlaix Le sue caramelle alla Menta Con il suo Oceano Pacifico E le sue due vasche alle Tuileries Con i suoi bravi bambini e i suoi mascalzoni Con tutte le meraviglie del mondo Che sono là Con semplicità sulla terra
A tutti offerte Sparse Esse stesse meravigliate d'esser tali meraviglie E che non osano confessarselo Come una bella ragazza nuda che mostrarsi non osa Con le spaventose sventure del mondo Che sono legioni Con i loro legionari Con i loro carnefici Con i padroni di questo mondo I padroni con i loro pretoni gli spioni e marmittoni Con le stagioni Con le annate Con le belle figliole e i vecchi coglioni Con la paglia della miseria che imputridisce nell'acciaio dei cannoni.
Che gioia sarebbe, se qualcosa si rovesciasse. Se la lingua inaridisse E gli occhi parlassero; l'ipocrisia seppellita senza onore delle armi. Occhi puri, incorrotti dalla bocca. Palpebre immuni Da ogni infezione. Messaggi captati In religioso silenzio. Lunghi ed interminabili Discorsi Si alzerebbero trionfanti Sul ciarliero mormorìo. Occhi fissi, sganciati dall'imperio facciale, saprebbero ridere, senza arrestarsi.
Essere buono è dimenticare se stessi per pensare agli altri. Essere buono è perdonare pensando che la miseria umana è più grande della cattiveria. Essere buono è avere pietà della debolezza altrui pensando che noi non siamo diversi dagli altri e nelle loro condizioni forse saremmo peggiori. Essere buono è chiudere gli occhi davanti all'ingratitudine. Essere buono è dare anche quando non si riceve, sorridendo a chi non comprende o non apprezza la nostra generosità. Essere buono è sacrificarsi aggiungendo al peso delle nostre pene di ogni giorno quello delle pene altrui. Essere buono è tenere ben stretto il proprio cuore per riuscire a soffocare le sofferenze e sorridere costantemente. Essere buono è accettare il fatto poco simpatico che più doneremo più ci sarà domandato. Essere buono è acconsentire a non avere più nulla riservato a se stessi tranne la gioia della coscienza pura. Essere buono è riconoscere con semplicità che davvero buono è solo Iddio.
Il mare è grande. Se vuoi scandagliarlo, verrai travolto dall'impeto delle sue onde. Un'onda sola può strapparti via e sbatterti contro uno scoglio. Ti basti, o debole uomo, poter dedicarti ai tuoi commerci su una piccola nave. Ma la fede è meglio, per te, che una nave sul mare. Questa infatti è retta dai remi, tuttavia i flutti la possono far affondare; ma la tua fede non affonda mai, se la tua volontà non lo vuole. Come sarebbe desiderabile per il marinaio regolar il mare a proprio volere! Ma in un modo egli la pensa, e in altro modo agisce l'onda. Solo nostro Signore dominò il mare, tanto che quello tacque e si placò. Ma egli ha dato anche a te il potere di dominare, come lui, un mare, e di rabbonirlo. L'investigare è più amaro del mare, e il questionare è più tempestoso delle onde. Se si abbatte sul tuo spirito il vento della cavillosità, dominala, e appiana le sue onde! Come la burrasca mette sossopra il mare, così i cavilli conturbano il tuo spirito. Nostro Signore domina, il vento cessa e la nave scivola in pace sulle onde. Domina lo spirito capzioso, raffrenalo, e la tua fede sarà in pace. A ciò dovrebbero indurti anche le creature di cui conosci l'uso. Per esempio, tu non sei in grado di chiarire le sorgenti, pur tuttavia non smetti di bere da loro. E per il fatto poi di aver da loro bevuto, tu non pensi certo di averle comprese. Anche di comprendere il sole tu non sei in grado, pur tuttavia non ti sottrai alla sua luce. E per il fatto che questa scende a te (con i suoi raggi) tu non ti cimenti certo di salire verso la sua altezza. L'aria è per te un pegno, ma quanto essa sia estesa, tu non lo sai.
Prima costruii sulla sabbia, poi costruii sulla roccia. Quando la roccia crollò non ho più costruito su nulla. Poi ancora talvolta costruivo su sabbia e roccia, come capitava, ma avevo imparato.
Coloro ai quali affidavo la lettera la buttavano via. Ma chi non curavo me la riportava. Allora ho imparato.
Le mie disposizioni non furono rispettate. Quando giunsi, m'avvidi che erano sbagliate. Era stato fatto quel che era giusto. Così ho imparato.
Le cicatrici dolgono nel tempo di gelo. Ma spesso dico: solo la fossa non m'insegnerà più nulla.
Ho sempre ritenuto questo: che l'uomo nasce vecchio, poi, piano piano, diventa giovane. Ringiovanire significa, secondo me, eliminare. Eliminare sempre più, eliminare certe cose inutili che noi facciamo da giovani. Certe cose inutili che ci dannol'impossibilità di essere liberi.
Non mi muoverò da qui senza avere tue notizie. Non staccherò il mio sguardo dalle tue finestre finché non si chiuderanno per sempre; non ti lascerò andare ramingo per il mondo alla mercè di mercanti senza scrupoli; non permetterò l'ennesimo insulto alla tua povertà in spirito; ma sarò sempre al tuo fianco a vigilare, custodire, con te soffrire e gioire, perché vedo in te lo spirito di Cristo.
Sei un attimo di gioia, il mio codice segreto, un balcone volto al mare, ogni alba e ogni tramonto, sei la neve ad agosto... sei la luna a mezzogiorno ed il sole a mezzanotte, sei il mio sangue nelle vene, sei l'abisso che ci separa!