Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Enigma

"Di rado troviamo", dice Salomone Allocco,
"una mezza idea nel più profondo sonetto.
Attraverso i suoi sottili espedienti scorgiamo
agevolmente, come in un berretto di Napoli -
ciarpame! Robaccia! - come può portarlo una signora?
E più pesa, però, della vostra stoffa petrarchesca -
piumate assordità che un lieve soffio disperde
e ammucchia in cartaccie sol che l'esaminiate".
E Salomome ha invero ragione.
I soliti versi tuchermaniani sono bubbole
notorie - effimere e così trasparenti -
ma questa mia, ora - potete esserne certa -
è solida, nitida, immortale - e tutto questo
a causa dei cari nomi che vi sono celati.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    La valle dell'inquietitudine

    Un tempo sorrideva silenziosa
    una piccola valle dove nessuno più abitava:
    la gente era partita per le guerre,
    affidando ai miti occhi delle stelle, a notte,
    dalle alte torri azzurre, la custodia
    di quei fiori, sopra i quali, per tutto il giorno,
    pigramente indugiava la rossa luce del sole.
    Ora invece al viandante che di lì passasse
    si mostrerebbe il tristo stato di quella valle.
    Nulla è ora lì che stia senza un moto:
    nulla, tranne l'aria che immobile sovrasta
    su quella magica solitudine.
    Oh, non un soffio più sommuove quelle fronde,
    che ora palpitano come gelide onde
    d'intorno alle nebbiose, lontane Ebridi!
    Oh, non un vento sospinge quelle nuvole,
    che con gravezza si spostano nel cielo inquieto,
    dal chiaro mattino fino a sera,
    sui fitti campi delle viole non colte -
    miriadi d'occhi umani d'ogni foggia -
    e sui gigli che ondeggiano e gemono
    sopra una tomba che non ha nome!
    Ondeggiano: dalle cime profumate
    rugiade cadono in gocciole immortali.
    Gemono: dagli steli delicati
    discendono gemme d'eterne lacrime.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Il giorno più felice
      Il giorno più felice - l'ora più felice
      questo mio inaridito cuore ha già conosciuto;
      ogni più alta speranza di trionfo e d'orgoglio
      sento ch'è fuggita via.

      Trionfo? Oh sì, così fantasticavo;
      ma da gran tempo svanirono ormai
      le visione di quel mio giovanile tempo -
      e sia pur così.

      E quanto a te, orgoglio, che dirti?
      Erediti pure un'altra fonte
      quel veleno che approntasti per me -
      Ora acquietati, o mio spirito.

      Il giorno più felice - l'ora più felice -
      che quest'occhi avrebbero visto - hanno già visto,
      il rifulgente sguardo di trionfo e d'orgoglio
      sento che è spento ormai.

      Ma mi fosse pur riofferta quella speranza
      di trionfo e d'orgoglio, e con la pena
      che allora avvertivo - quella fulgente ora
      io non vorrei riviverla:

      giacché oscure scorie erano su quelle ali
      e, al loro agitarsi, una maligna essenza
      ne pioveva - fatale per un'anima
      che già l'ha conosciuta.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Solo

        Fanciullo, io già non ero
        come gli altri erano, né vedevo
        come gli altri vedevano. Mai
        derivai da una comune fonte
        le mie passioni - né mai,
        da quella stessa, i miei aspri affanni.
        Né il tripudio al mio cuore
        io ridestavo in accordo con altri.
        Tutto quello che amai, io l'amai da solo.
        Allora - in quell'età - nell'alba
        d'una procellosa vita - fu derivato
        da ogni più oscuro abisso di bene e male
        il mistero che ancora m'avvince -
        dai torrenti e dalle sorgenti -
        dalla rossa roccia dei monti -
        dal sole che d'intorno mi ruotava
        nelle sue dorate tinte autunnali -
        dal celeste baleno
        che daccano mi guizzava -
        dal tuono e dalla tempesta -
        e dalla nuvola che forma assumeva
        (mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
        d'un demone alla mia vista -.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Canto

          Ti vidi nel tuo giorno nuziale
          e t'invase una vampata di rossore,
          quantunque felicità ti brillasse d'intorno
          e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.

          E il baleno che s'accese nei tuoi occhi
          (quale ch'esso fosse per me),
          fu quando alla Beltà di più conforme
          potesse svelarsi alla mia vista dolente.

          Fu quel rossore, credo, pudore di fanciulla -
          e ben si comprende che così fosse.
          Ma un più fiero incendio quel baleno
          sollevò - ahimè! - nel petto di colui

          che ti vide nel tuo giorno nuziale,
          allorché ti sorprese quell'acceso rossore,
          quantunque felicità ti brillasse d'intorno
          e il mondo fosse tutto amore innanzi a te.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            La stella della sera
            L'estate era al suo meriggio,
            e la notte al suo colmo;
            e ogni stella, nella sua propria orbita,
            brillava pallida, pur nella luce
            della luna, che più lucente e più fredda,
            dominava tra gli schiavi pianeti,
            nei cieli signora assoluta -
            e, col suo raggio, sulle onde.
            Per un poco io fissai
            il suo freddo sorriso;
            oh, troppo freddo - troppo freddo per me!
            Passò, come un sudario,
            una nuvola lanugiosa,
            e io allora mi volsi a te
            orgogliosa stella della sera,
            alla tua remota fiamma,
            più caro avendo il tuo raggio;
            giacché più mi allieta
            l'orgogliosa parte
            che in cielo svolgi a notte,
            e di più io ammiro
            il tuo fuoco distante
            che non quella fredda, consueta luce.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              I due leader

              Cacciari: il fascismo è lontano
              Occhetto: il fascismo è vicino
              Cacciari: ma dove lo vedi?
              Occhetto: là, sul falsopiano
              Cacciari: ma è solo un puntino
              Occhetto: ma è enorme, sciocchino
              Cacciari: è una nuvola bassa
              Occhetto: è una squadraccia
              Scusate se interrompo la conversazione
              disse il capo del plotone d'esecuzione.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Bokassa Rap

                I giudici se vogliono giudicare bisogna che si facciano eleggere
                i giornalisti se vogliono scrivere non devono criticare
                i sindacalisti devono alzarsi in piedi quando mi vedono entrare
                l'opposizione non deve opporsi se no non vale
                e insomma una buona volta lasciatemi lavorare
                ho sei ville in Sardegna e le bollette da pagare
                e forse dovrei farmi ricoverare
                Mi consenta mi consenta senta
                c'è troppa anomalia in questa società violenta

                I giudici se vogliono restare non ci devono arrestare
                la stampa estera l'Italia non la deve riguardare
                e io a casa mia mangio con chi mi pare
                e insomma Bettino smettila di telefonare
                più di quello che ho fatto proprio non lo posso fare
                ho sei televisioni sulle spalle da mantenere
                e forse mi dovrei far ricoverare
                Mi consenta mi consenta senta
                c'è troppa finanza in questa società violenta

                E i tre saggi se sono saggi non si devono impicciare
                e la Rai deve essere complementare
                e perdio spiegatemi cosa vuol dire complementare
                e non dite che non so l'italiano che mi fate incazzare
                e i giudici i processi li devono stipulare
                e i giornalisti non devono esageracerbare
                e forse mi dovrei far ricoverare
                Mi consenta mi consenta senta
                c'è troppa poca Fininvest in questa società violenta

                E i giudici si alzino in piedi prima di giudicare
                e se la mafia mi vota cosa ci posso fare
                e il milione di posti l'avevo detto per scherzare
                e voglio tremila guardie del corpo che mi devono guardare
                e un ritratto di sei metri vestito da imperatore
                e che sono fascista non me lo dovete dire
                e i giornalisti prima di scrivere si facciano eleggere
                e i rigori contro il Milan non li dovete dare
                e gli agit-prop vadano in Russia ad agitproppare
                e non chiamatemi Bokassa o vi faccio fucilare
                e i giudici il paese non lo possono sventrare
                e a me gli avvisi di garanzia non li dovete mandare
                e forse mi dovrei un po' calmare
                ma se io sono Dio cosa ci posso fare
                Mi consenta mi consenta senta
                no c'è più religione in questa società violenta.
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