Diario

24/07/12
Quale che sia l'evento che aspetto, non accade. Ma come può accadere ciò che non si conosce? Così si precipita nell'inusuale possibilità che accade eccome, semplicemente attraverso lo spazio ed il tempo; ovvero perderà di valore, tutto confluirà tra le venature indolenzite di un pozzo assai ignorato, ed infine dimenticato. Come ben si sa, l'ozio è il padre dei vizi, e i vizi sono figli ben ammaestrati e ligi al dovere di cui il padre può andare fiero – a tal punto direi che, quale che sia l'evento a cui attribuisco l'obbligo umano e morale di sottrarmi a questa noia vaga ed inesperta, non accade. È qui che una dolce convinzione non scalfisce il mio elmo, ma penetra la tempra metallica della mia armatura. Mi ritroverò a corteggiare re pallidi e usanze antiche come un energico innamorato che vive una piacevole cotta, a carezzare pagine piuttosto che leggerle – memorizzare poesie piuttosto che assaporarne i versi. Il massimo trono di me è vuoto. Se invece dovesse apparire veritiero che vige in me un risoluto zar canterino ma, da ben notare, fermamente timoroso del mio sguardo insistente, in che misura appare altrettanto veritiero che non vedo negli altri neppure un principe,... [segue »]