Diario
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...migliore amico – ottobre, quando le foglie abbarbicate ai rami degli alberi si accingono, morenti, a cadere, ho vissuto una giornata priva di una tale rigidità poetica; una giornata particolare in cui mi decido a cominciare un diario, perciò inconsistente. Preferisco il tedio soffocante di ieri.
Talvolta la sobrietà del pensiero è difficilmente tollerabile, ma accettabile.
Non sono né sarò poeta, romanziere, artista. I poeti sono i bambini che non sono morti con l'avanzare dell'età. Le loro fondamenta hanno natura incorporea; le loro macabre oscenità sono brandelli di saggezza, rimpianto, nostalgia delle letizie perdute.
Una nuova consapevolezza decide un nuovo stato d'animo.
Ma al mondo non si trova compassione tangibile, e mascheriamo le debilitazioni di cui siamo infatuati come le nostre forze.
Preghiamo. Perché la fratellanza non è assecondata da patti di sangue.
E inoltre so e affermo che nei migliori momenti della mia asprezza nel visionare la realtà – l'asprezza della realtà che non può far altro che mostrarsi ai miei occhi – allora sì, mi compiacerò di averlo detto e non averlo fatto capire – perché io devo farlo capire agli altri, mai gli altri che capiscano qualcosa di ovvio e pratico – e so – quel che loro non sanno – che anch'io lo so e me lo dimentico – come loro non lo dimenticano e lo sanno – ma soprattutto so – quel che loro non sapranno mai – che più che per me lo scrivo per loro – sebbene tutti ne abbiamo un estremo bisogno:
ricordiamoci di vivere.
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