Il bancone della medicina
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Da quest'età (23 anni), nonostante i miei tanti vizi (carte, schedine, calcio giocato e donne!), con la prematura morte di mio padre ebbe inizio la mia avventura di padre di famiglia e, iscritto al quarto anno di medicina, continuai a studiare con i libri aperti sul bancone del negozio di maglieria che conducevo a nervi tesi e con la mente sempre più accesa.
Mi capitava così di vendere tra una gastrite eruttante e una colite costipante un gilè verdino con un pullover celestino, indi tra una cardiopatia ischemica e una arteriopatia obliterante un "dolce vita" divino di color sfavillante, ma dopo una nevrite lancinante e una neoplasia allucinante mandavo a quel paese con vera tracotanza una malcapitata cliente che, con insistenza, mi richiedeva un completino ciclamino e un sottanino tra il fragolino e il ciliegino!
I miei commessi in silenzio forzato (a rischio di urla se mi riprendevano!), nel ricordarmi
di aver pazienza anche con clienti stressati, mi consigliavano (bontà loro) di prendermi una bella vacanza per scaricare i nervi dopo tante fatiche.
Purtroppo la vacanza spensierata non mi spettava, vivendo sempre in continua apprensione, di continuo richiamato, in primis, dalle urgenze encefalopatiche di mia madre a casa in coma epatico e,... [segue »]
dal libro "La luce dell'anima" di Francesco Andrea Maiello
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