L'ultimo raggio di sole
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Mi avvolge nelle lenzuola come fossi una figlia da accudire con rispetto e devozione. Si preoccupa che il mio corpo sia abbastanza coperto da non prendere freddo, per guarire presto, come se questo fosse possibile. Posa adagio un bicchiere d'acqua sul comodino, a fianco del mio letto, e mi dice: "Quando ne hai voglia, premi il bottone". Quando mi parla, accompagna le sue parole sempre con un sorriso. La sua voce è dolce, se fosse miele vorrei non finire più di mangiarne. Vorrei sentire la sua voce sempre, di mattina, di notte, negli spasmi della malattia, in quell'ora del pomeriggio in cui entra dalla finestra l'ultimo raggio di sole prima che si sposti dietro l'edificio, oltre il quale muore, e io non posso mai vederlo tramontare. Non mi posso alzare più da questo letto. Chiudo gli occhi sperando di dormire, ma mi pare che neanche questo, più, mi sia concesso. La mia testa è un vociare continuo. Non riesco a dormire, soffro d'insonnia. Fino a poco tempo fa, la notte, quando Fabio non era di turno, urlavo che rischiavo di svegliare i miei vicini di stanza. Penso che, forse, se ci fosse stato Fabio non avrei mai urlato così, perché ... [segue »]
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