Il Prigioniero di Auschwitz
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...avvolto dalla pazzia decise di fare la finiti prese una rincorsa da paura, si mise a correre come un pazzo contro i fili della ricenzione del campo, una scossa di corrente entrò nel suo corpo fino a dargli la morte, da quel brutto gesto avevo perso ogni speranza, in tutta la mia vita non avevo mai avuto amici, Igor fu il primo e non fui capace di salvarlo come non fui capace di salvare mio padre vivevo nei miei risentimenti forse era arrivato acnhe per me di fare la finita, egli soffriva per avere una sua libertà mai avuta, la sua libertà egli la guadagnata nel suo paradiso.
Atti di suicidio del genere come quello di Igor avenivano raramente, le sfere dell'orologio della morte segnavano impietosamente e monotamente il tempo di vita che restava al prigioniero, dal gong del mattino al gong della sera, da un pasto all'altro, dal primo appello a quello in cui il cadavere del prigioniero veniva conteggiato per l'ultima volta.
Ogni giorno dovevamo lavorare duramente a volte anche senza sosta il campo della morte era costruito e ampliato giorno dopo giorno dalle nostre restanti forze.
Si mangiava pochissimo e anche male scommetto che Hitler mangiasse meglio di me, ogni prigioniero mangiava tre volte al giorno, la mattina ricevevamo mezzo litro di caffè con qualché tavoletta di zucchero, mentre a mezzogiorno una zuppa calda, dove era a base di patate oppure cavoli o rape e pochissima carne, ogni giorno per la mancanza di scarso cibo ben equilibrato morivano tanti prigionieri i loro volto si scavava fino a cacciare le ossa fuori, le ossa a malapena ricoperte dalla pelle con lo sguardo errante.
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