Gregorio e le sue malinconie
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...nel silenzio e uno spazio che si costruisce anche nelle parole, anche nelle carezze, negli abbracci di cui Gregorio aveva fame, ma era abbastanza abituato a tali digiuni; lui rincorreva un ideale che sapeva già essere fragile per un'esistenza vera, ma Gregorio ormai era schiavo dei suoi ideali e dei suoi sogni spezzati a metà.
Fuori dalla sua stanza il passo era più pesante, il respiro cambiava, i nervi si tendevano. Fuori era tutto un misto di ansie e sensazioni incerte, fuori Gregorio aveva bisogno di una serena alleanza.
Un mattino per strada, mentre camminava in un viale alberato della sua città, vide un albero che aveva una forma insolita, singolare, quasi antropomorfa, sembrava la sagoma sinuosa di una donna con le braccia verso il cielo.
Nella mente di Gregorio questa figura, prese inevitabilmente vita, un poco alla volta la donna albero tese le sue braccia fatte di rami verso di lui e lo indicò con un dito, lui stupito chiese: "a me? Dice a me?", la donna albero fece cenno di si con la testa e d'improvviso la sagoma di legno divenne umana.
Lo prese per mano, conducendolo per la città, in strade che lui non aveva mai notato,... [segue »]
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