La cicatrice
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...i fratellini piccoli e non fece caso a quella mano nascosta in tasca o sotto il tavolo. I fratelli più grandi erano occupati a fare i compiti o a bisticciare tra loro. Il papà tornò dal lavoro quando lui era già a letto e dormiva.
Veramente fingeva di dormire. Il dolore della ferita, lancinante e acuito dal caldo delle coperte e del letto di piume, lo tormentò quasi tutta la notte. Prese sonno verso mattina.
Il giorno dopo la ferita era quasi un graffio. Uno dei tanti. Decisamente era andata bene: niente infezioni, niente tetano. Solo un po' di tormento e tanta paura di essere scoperto dalla mamma.
Sorride, Giovanni, mentre si liscia la quasi invisibile cicatrice. Sono passati cinquant'anni da quel freddo inverno del'56, ma il ricordo è ancora vivissimo.
Certo che il buon Renzino quel soprannome - "il boia" - un po' se l'era meritato sul campo!
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