Cielo amaranto
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Ci fu un giorno in cui correre nei prati era gioia pura.
La potevi sentire scorrerti nelle vene come un liquido caldo e dorato. Ricordava ancora i fili d'erba che le frangevano le gambe rivestite appena da peli morbidi come il velluto, "la peluria del giovane" la chiamavano i vecchi. All'epoca, quella della gioia, il suo corpo le era estraneo, apparteneva ad un brusco intermezzo chiamato pubertà in cui i tratti spigolosi di bambina lasciano spazio a linee più rotonde, sinuosità sconosciute sui fianchi, lievi abbozzi di donna. La bambina scarna ed emaciata che era un tempo non esisteva più, la sua immagine si era persa in un giorno qualunque dentro allo specchio di casa. Correva e si sentiva fluttuare nell'aria, libera e leggera trasportata da una docile brezza, ebbra di vita, di futuro. I lunghi capelli si impregnavano di luce, filtrando i raggi solari che, trattenuti appena da quella trama dorata, rimandavano un luccichio sferzante. La seguivano instancabili i suoi capelli, come umili servitori assecondavano i movimenti a volte bruschi del corpo, ora salendo vorticosamente, ora cadendo silenziosi, ma sempre in differita, un po' in ritardo, rimanendo come sospesi nella scia immaginaria dietro di lei. L'ampia gonna a fiorellini ... [segue »]
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