Scritto da: Sara C.

L'eco che non c'è


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...il volto di mia madre che forse era ben consapevole della scoperta che avevo potuto fare e mi mandava sguardi d'intesa. Non riuscivo a osservare quella bara che congelava il sorriso di mia nonna. Non riuscivo a pensarla chiusa lì dentro. E quelle sue parole mi rimbombavano nella mente come l'eco dei fuochi d'artificio in estate. Il sacerdote chiese ai presenti di leggere qualcosa per ricordarla. Presi coraggio e mi alzai. Non v'era bisogno del testo originale, già sapevo qual'era la lezione che mia nonna mi aveva impartito attraverso quel messaggio di ventotto anni prima. Un applauso concluse il mio discorso. Mia madre da lontano mi sorrise: sapeva già tutto. Matteo mi prese per mano e mi accompagnò a lasciare un ultimo fiore lì dove l'inverno della vita aveva spazzato via ogni colore. Mi sembrò da lontano di scorgere il volto di mio nonno tra quella marmaglia di sconosciuti ch'erano venuti a dare un piccolo saluto alla defunta. Un sorriso s'impossessò di me. Tolsi le scarpe e corsi verso quell'ulivo che era poco distante dal cimitero. A fatica riuscii a salire e nessuno mi fermò in quella strana ascesa verso l'Eden. Speravo di incontrarla lassù, in quel luogo fatato in cui lei mille volte s'era lasciata andare al pianto. E mentre il vento cullava la mia anima stanca e fragile e le lacrime s'impossessavano di me, sentii per l'ultima volta la sua voce. Quell'attimo di puro misticismo fu interrotto da Matteo. Lo vedi e urlò che avrebbe voluto sposarmi.
Composto mercoledì 27 aprile 2011

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