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L'eco degli ultimi applausi di scena mi insegue dietro le quinte. Il camerino è freddo, gelido, zuppo di fumo delle mie Camel e illuminato dalle tre lampadine sopra lo specchio.
Struccarmi è il momento che più detesto, per la fatica e per la noia di veder ricomparire sotto il belletto il mio viso sfatto, apatico nei tratti e nell'espressione, senza le rigogliose pennellate di colore che mi danno quel carattere che non ho.
Un'altra pomeridiana, la penultima della stagione in questo teatro di provincia.
Rientro nei miei panni, umidi dopo due ore soli tra queste mura di pietra antica e mi siedo ad aspettare che lei entri e mi baci, come fa sempre quando lo spettacolo è un successo. L'hanno scritto anche sul giornale che tutte le repliche hanno fatto il tutto esaurito. La Traviata è il nostro cavallo di battaglia da sempre, ma l'acustica, in questa sala di fine Ottocento è particolarmente buona.
Aspetto ancora, forse è uscita prima di me, forse è già andata a casa, stanca e pallida come spesso la vedo a fine rappresentazione. Le porterò dei fiori, delle orchidee bianche, ecco, le sue preferite. Un tempo erano gli ammiratori a fargliele trovare in camerino. Adesso,... [segue »]
Composto domenica 18 novembre 2012
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