"Mi hai visto?" Esclamai. "E perché sei rimasto qui?" "Tesoro" disse mio padre. "Hai sfidato tre ragazze. Erano più vecchie di te. Erano più grosse di te. E chiaramente volevano attaccar briga. Tu non avevi nessuno che ti desse manforte. E non avevi mai tirato un pugno in vita tua. L'unica cosa giusta che hai fatto è stata quella di non chiedere aiuto a tuo padre." Sorrise e mi scompigliò i capelli. "E poi, non volevo ferire il tuo orgoglio, no?" "Il mio orgoglio? E il mio naso?" "Ehi. Se vuoi giocare duro, quelle sono le regole." Avevo le narici incrostate di sangue. Mi faceva male la testa, ma più per lo shock e l'adrenalina che per le botte che avevo preso. "Come stai?" Mi domandò mio padre dopo un attimo. Io tirai su con il naso e scrollai le spalle. Subito prima che l'altra ragazzina mi sferrasse il primo pugno, per un attimo mi ero sentita sicura di me. Ma adesso mi sentivo solo stupida, imbarazzata e disprezzabile. Non avevo capito nulla. C'erano troppe cose al mondo che non comprendevo. Rivoletti di sangue stavano cominciando a rapprendersi sul dorso della mia mano. Da marrone rossiccio la mia pelle era diventata marrone scuro e nel sole di metà pomeriggio brillava cupa.
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