Scritto da: Massimo

Marcolino suo


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Romina scese dall'auto e mi venne incontro, atteggiando le labbra a un sorriso il più convincente possibile. La conoscevo come una donna remissiva ma determinata, arrendevole ma subdola.
Come quando a letto fingeva di gemere per il piacere che le provocavo, mentre poi mi aggrediva incollandosi al mio sesso e succhiandolo voracemente. Poi mi chiedeva scusa e mi accarezzava chiamandomi "Marcolino suo". Detestavo quel nomignolo, ma avevo sopportato sempre per non sembrarle scortese. Avrebbe risposto che non ero innamorato con cosciente ironia!
Mi tese le braccia e mi strinse con dolcezza, o almeno credetti che fosse sincera e desiderosa di scusarsi. Non dovevo cedere alle sue moine e sarei stato capace di affermare la mia capace ostinazione contro le sue ingannevoli lusinghe.
Mi chiese di parlare di noi in macchina e pensai che fosse la soluzione migliore per chiudere la faccenda. Seduto al posto di guida mi sentii padrone della situazione, mi rilassai chiudendo gli occhi, pronto a quello che sarebbe stato uno scontro verbale violento. Mi conoscevo bene e sapevo che l'avrei aggredita e offesa con tutti i mezzi che la mia verbosità avrebbe saputo creare.
Non mi accorsi che teneva già in mano il mio sesso, non più indifferente ... [segue »]

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