Chiudo gli occhi per vedere meglio
Alzo lo sguardo lontano e ordino il rompete le righe ai miei pensieri. La cagionevole prosa del mondo mi snida dall'universo parallelo nel quale mi ero rifugiato.
È l'occhio a creare l'orizzonte, e l'orizzonte è troppo vicino quando si è piccoli, ma laggiù, dove il cielo ha il colore del mare, finisce il finito e comincia l'infinito, il non-luogo in cui il mondo nascosto sommerge il mondo fenomenico.
Sento il bisogno di alzarmi, di scrollare l'acquitrino che ho dentro. Mi raddrizzo e torno ad essere me stesso, non avendo purtroppo alternative. Torno a vestirmi di inadeguatezza, come sempre: è un abito che mi va a pennello, seppur di solito preferisco non guardarmi allo specchio.
Composto domenica 29 marzo 2015
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