La leggenda dei pesci-bambino
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...che era impossibile osservare per chi stava in paese.
Ad un tratto sentì una voce strana provenire dal fondo del lago e, contemporaneamente, il suo corpo fu spinto a poco a poco, forse da un vento magico, in direzione della voce.
Passo dopo passo, senza resistere a quella forza misteriosa, stava entrando sempre più nell'acqua così che, dopo poco tempo, si ritrovò completamente sommerso. Ma la cosa più strana era che, senza alcuno sforzo, senza nessun senso di soffocamento, ora poteva muoversi in quell'elemento e respirare normalmente come si trovasse ancora al di sopra della superficie.
Poteva camminare quasi senza peso e osservare questi paesaggi acquatici un po' lunari; un grande senso di pace e tranquillità lo aveva completamente avvolto, come l'acqua attorno al suo corpo, né calda né fredda, né chiara né scura.
Ad un tratto un pesciolino più vispo degli altri, gli si avvicinò incuriosito muovendosi e osservandolo come se volesse comunicargli qualche cosa: infatti, di lì a poco cominciò a parlargli ma in una lingua priva di suoni, anche se chiaramente percepibile e decifrabile.
Gli fece capire di esser lui quel bambino di cui si parlava in paese; gli disse che non c'era proprio nulla da temere perché lì sotto, in quell'acqua che agli umani incuteva ancora tanta paura, la vita era veramente piacevole, bella e tranquilla.
Mentre la conversazione proseguiva, molti altri pesciolini si erano fermati ad ascoltare e ognuno di loro desiderava raccontare la propria storia. Pietro ne ascoltò due o tre, poi li salutò e pinneggiando andò verso la conca del luccio, là dietro la terza grotta, dove si trovava il parco giochi dei pesci-bambino.
dal libro "Il fruscio dell'ora" di Norberto Lafferma
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