Sotto il sole di luglio
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Il sole ci poltrisce su queste colline quando è estate. Poi, con finta lena, raccoglie la sua luce ramata e va via. In questi giorni di calore vedo la sua fronte grondante di sudore, mentre si piega e si rialza, a intermittenza. Come programmata. Programmata a un ritmo che solo lei conosce, come le luci di Natale che non sai mai che ritmo prenderanno di lì a poco; a meno che tu non le abbia osservate per svariato tempo, senza dar pace allo sguardo per un solo istante.
Lo fa mentre passa il retro del suo polso sulla fronte, di tanto in tanto, giusto il tempo che le perle si riformino.
Prende ora una divisa francese, ora delle lenzuola, e, senza piegarle come faceva un tempo, le ripone insieme al resto, per poi ricominciare. Prende a caso un paio di scarpe sudice, un paio tra le tante, e le strofina col suo braccio nudo per ripulirle dal fango. È il suo lavoro. Il suo dovere. Unico dovere tra i fantasmi dei diritti che non c'appartengono più.
Povera mamma. Lavora sotto il sole di luglio perché nelle baracche l'aria è irrespirabile, l'afa la tocchi con mano.
Io invece ci devo lavorare ... [segue »]
Composto sabato 24 gennaio 2009
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