Sotto il sole di luglio
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...per forza nelle baracche. È qualche mese che faccio questo lavoro, ma non saprei quantificarlo con precisione. Qui il tempo non esiste. Ricordo che ho iniziato dopo la terza iniezione.
Fino a un anno fa avevo morbidi capelli che aggraziavano il mio viso e abiti dai colori delicati che coprivano il mio corpo. Ora ho soltanto un volto. E un corpo.
Alla prima iniezione il dolore fu lancinante, ho urlato senza rendermene conto. E ho visto il dottore ridere soddisfatto. Sono uscita dallo "studio" cantando e sorridendo. La seconda e la terza iniezione sembrarono meno dolorose, forse perché il dolore dei giorni che seguirono la prima mi avevano anestetizzato i genitali sanguinanti.
Comunque sia andata, ora lavoro. Entrano ad uno ad uno calandosi le braghe, si avvicinano, e Dio solo sa se uscendo dal mio ventre mi lasceranno viva.
Studiavo per diventare medico, all'Università di Varsavia Józef Pilsudski. Ma sono momenti lontani e non so neanche più se ero io quella ragazza col cappotto di feltro e la sciarpa bianca che camminava serena lungo il viale.
La selezione per il mio lavoro è stata dura, ci è voluta forza di spirito e disinibizione. Ma una volta che sei qui non ... [segue »]
Composto sabato 24 gennaio 2009
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