Sotto il sole di luglio
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...hai più niente, solo un leggero pudore che con facilità ti portano via.
In fila. Nude. Gli occhi sui nostri corpi e le risa altrui sulla nostra pelle. Ed è così che non abbiamo più niente e neanche il nostro corpo c'appartiene più.
Se sei troppo brutta l'effetto positivo è che non farai il mio lavoro e quello negativo è che faranno di te una cavia umana o ti uccideranno. Se sei bella, ciò che resta del tuo corpo dovrai lasciarlo alla mercè degli avvoltoi umani, e ancora per un po' avrai la possibilità di respirare aria, per quanto putrida possa essere.
M'incammino zoppicante verso la baracca dove lavoro.
Entrando ne trovo uno già pronto.
- Lurida ebrea, quanto diavolo ci vuole ad arrivare!
Mi urla, mentre il calcio del fucile irrompe sul mio ventre. E sento la saliva acida scendere sul mio volto.
- Cerca di non sputare sangue, io sono qui per divertirmi e non per vedere questo schifo!
Urla lui, mentre non riesco a trattenere i fiotti che mi salgono in gola.
Poi finisce. È stato veloce. Lo vedo alzarsi i pantaloni e afferrare il fucile. Mi guarda mentre resto china sul pavimento, che butto ancora sangue dalla bocca. Alzo gli occhi e vedo le sue parole uscirgli dalla bocca:
- Auschwitz non ha bisogno di una puttana ebrea che sputa sangue.
Lo sparo fa un'eco indistinta mentre il sole di luglio abbandona il campo.
Composto sabato 24 gennaio 2009
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