La domenica del villaggio
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...cuore?
Si tratta di semplice ipocrisia? Tante persone con maschere che gli permettono di dialogare e fingere, illudere, ingannare? Che sia questo lo scopo?
È semplicemente dovuto al divertimento legato al ritrovo generale, alla festa, alle pur semplici attrazioni presenti? Una voglia fanciullesca di svagarsi e gioire anche per le piccole ed apparentemente futili cose?
È la voglia di apparire, di mostrarsi, di farsi pubblicità con chi quotidianamente ci circonda? È vanitoso desiderio di piacere a se stessi e soprattutto a chi ci sta intorno?
È un tentativo di procurarsi nuovi clienti, nuovi fornitori, nuovi collaboratori in ambito lavorativo, portando la propria occupazione professionale in piazza, ove tutti possono osservarla tramite il suo principale artefice? Marketing ed advertising a basso costo?
Probabilmente si tratta semplicemente della commedia umana. È il trionfo della morale unita in questo caso al triviale. È un turbinio di ansia, angoscia, paranoia, ira, nervosismo, egoismo, ossessione: emozioni spaventose ed allo stesso tempo familiari, sopite in onore di una causa maggiore: l'apparire, il non essere se stessi.
Chiudo il blocco e rimetto il tappo alla penna. Non c'è interesse, non c'è desiderio, non c'è scopo che valga la pena perseguire, non c'è attrattiva. Ci sono solo immagine ed accondiscendenza: invadono tutto e tutti come un mare in tempesta.
Mi alzo dalla panchina mettendomi in cammino.
E nella folla mi perdo.
La domenica del villaggio.
Composto martedì 29 dicembre 2009
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