Spaghetti al Dente
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Non ero una fata e lo sapevo fin dall'inizio. I capelli mi pendevano sulla fronte come bandiere senza vento, gli occhi piccoli, rotondi, scialbi e una bocca sempre un po' tirata, mi diceva che non sapevo sorridere, che non mi tenevo su e che il mio naso era troppo lungo. Non riuscivo a capire come mai mi avesse sposata, non ero alla sua altezza. Lui, l'uomo di cultura, si divertiva molto a mettermi in imbarazzo davanti agli amici, ma ero l'altro piatto della bilancia, quello che gli permetteva di pesare maggiormente in società. Guardati, sei pelle e ossa, tesoro mio, ma fa lo stesso, e mi contagiava con la sua risata profonda, che quasi mi divertivo anch'io. O forse capivo troppo bene perché quella sera di fine estate se n'era uscito con un "Dai sposiamoci, così non ci pensiamo più". Avevo un lavoro fisso, per il mio stipendio tutti i mesi era riuscito ad andare avanti con l'Università, a forza di pasta e pomodoro, mentre facevo gli straordinari aspettando che gli capitasse almeno un posto da ricercatore. La sera mi accoccolavo sfinita vicino a lui, ascoltando gli esami che preparava, cercando di assaporare i versi di Byron o le assurdità ... [segue »]
dal libro "Trascurabili dettagli" di Maddalena Letari
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