L'amica migliore
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...quando se ne vedeva sopraggiungere una, per poi riprendere tranquillamente a giocare.
Quando mi decidevo a rientrare tu eri ancora alla finestra, stravolta ma felice di vedermi arrivare; eri così contenta che ti dimenticavi di punirmi per il mio ritardo e mi abbracciavi con infinita tenerezza. Le tue braccia mi sollevavano da terra ed io mi lasciavo ricadere all'indietro, con le gambe avvinghiate ai tuoi fianchi: era un'acrobazia che mi riusciva ancora bene, nonostante fossi in crescita veloce. Poi tu mi sollevavi e mi stringevi a te, mentre le mie braccia si attorcigliavano sul tuo collo e liberavo le gambe dalla loro morsa per lasciarle fluttuare nel vuoto. Avrei voluto continuare all'infinito quel gioco appassionante, ma tu mi pregavi di smetterla dicendo che eri stanca. Stanca? Non riuscivo a capire il significato di quella parola, ma doveva sicuramente essere qualcosa di brutto, perché ti guardavo ricadere nel divano e restare immobile per un po' di tempo finché non ti riprendevi e correvi in cucina a preparare la cena.
Di notte il temporale mi metteva una folle paura addosso al punto che mi coprivo il viso con le coperte per non restare abbagliata dai lampi; il rombo dei tuoni però non ... [segue »]
dal libro "Schegge di vita" di Antonia Casagrande
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