"Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", Ed. Salani, 1996
Capitolo: Capitolo sesto, parte seconda "Fortunata, davvero Fortunata"Scegli la pagina:
Fortunata crebbe in fretta, circondata dall'affetto dei gatti. Dopo un mese che si era trasferita nel bazar di Harry, era una giovane e snella gabbiana dalle setose piume color argento. Quando qualche raro turista visitava il bazar, lei seguiva le istruzioni di Colonnello e se ne stava buona buona fra gli uccelli imbalsamati fingendo di essere una di loro. Ma la sera, quando il bazar chiudeva e il vecchio lupo di mare si ritirava, vagava per tutte le stanze con la sua ondeggiante andatura di uccello marino, stupita dalle migliaia di oggetti che vedeva, mentre Diderot sfogliava libri su libri cercando un metodo con cui Zorba potesse insegnarle a volare.
"Il volo consiste nello spingere l'aria indietro e in basso. Ottimo! Sappiamo già qualcosa di importante" sussurrava Diderot con il naso infilato fra le pagine.
"E perché devo volare?" strideva Fortunata con le ali ben strette al corpo.
"Perché sei una gabbiana e i gabbiani volano" rispondeva Diderot. "Mi sembra terribile, terribile! Che tu non lo sappia".
"Ma io non voglio volare. Non voglio nemmeno essere un gabbiano" replicava Fortunata. "Voglio essere un gatto e i gatti non volano".
Una sera si avvicinò al bancone all'ingresso del bazar ed ebbe ... [segue »]
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