Scritto da: Edmond Dantes

La voce che salvò la voce mia


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...l'oggi, il passato seppur impresso nella mia memoria deve rimanere tale. Adesso, il mio ritardo mi ha precluso parzialmente il diploma di mia figlia. Sharon era felice, ma lo sguardo di sua madre era terribilmente cristallina come l'acqua e plumbeo come un giorno di pioggia. "Alla fine sei arrivato. Ma grazie uguale." Fu il sussurrante rimbrotto. Io dovevo pensare all'oggi e mediare, il silenzio che aleggiava fra noi era greve peggio di un macigno. Alla fine la chiamai al cellulare: "Che cosa c'è?" Fu la sua risposta. "Ho bisogno di vederti con urgenza. Ti prego, sto male, raggiungimi presto." Chiuse la comunicazione. Dieci minuti occorsero per vederla dietro alla porta del mio studio. Nonostante tutto, la vedevo preoccupata. "Che t'è successo?" Dette uno sguardo veloce e scorse una tavola imbandita. "Ma che cosa..." "Ti prego, ascoltami in silenzio. Io non ce la faccio più a reggere questo dubbio: avresti davvero voluto che avessi perso la voce, durante la mia malattia?" Lei spalancò gli occhi come atterrita. "Ma come fai a pensare un'assurdità del genere? Io volevo anche chiederti scusa..." Le sfiorai le labbra con le dita, per tacciarla. "Chiedo perdono a te e alle nostre figlie del tempo trascorso lontano da voi. Ma adesso era mio dovere farti ricevere la mia riconoscenza eterna." Lei aveva il respiro bloccato, si erano avvicinati al tavolo imbandito dove sul piatto vi era poggiato un pacchetto regalo. Che prese e lo scartò. Era un cd e lei lesse in silenzio quanto scritto, mentre gli occhi si gonfiavano di lacrime. Io le accarezzai la sua splendida chioma corvina e recitai il titolo ad alta voce: "a Faythe. La voce che salvò la voce mia."
Composto venerdì 2 marzo 2018

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    Scritto da: Edmond Dantes
    Ha partecipato al concorso
    #IORESTOACASAeSCRIVO

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