Scritto da: CLAUDIO CISCO

Il vecchio e la ragazza


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...da un leggero venticello, mentre uccellini nel nido assieme alla loro madre e tanti piccoli animaletti festanti, tutti insieme, cantavano la loro canzone alla primavera. Mosè capiva proprio in quei dolci momenti, di non essere solo, malgrado il tempo che passa, malgrado non avesse una compagna. Intorno a lui, vedeva tutto un mondo magico che pullulava d'amore. C'era tanta musica nell'aria che respirava ed ora finalmente anche lui poteva sentirla e lasciarla entrare nel suo cuore, fino a sentirsi in simbiosi con l'universo. Era il canto della memoria, sospeso tra i ricordi e l'infinito, che si elevava: era profondo, sentito, cercato e la natura, come per magia,  penetrava nel tessuto dell'anima di quel vecchio e si faceva poesia, ne scioglieva i nodi, ne ispirava i versi, era pianto che rasserenava, in un bisogno d'infinito che riempiva l'animo d'immenso. L'opaco atomo terreno veniva illuminato da altre verità e la luce d'una infanzia lontana, dava immagine all'eco, si spandeva in altri mondi, si dissolveva nell'immensità. Ormai nulla era lontano dal suo spirito. Ma Mosè non era completamente solo. Aveva infatti la compagnia di una decina di galline, brave a fare uova fresche, che lui, vendeva a qualche parrocchiana dicendole: “Signora, apra, sono ... [segue »]

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