Pensieri lontani
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...minestrone dove occhieggiano fette di parmigiano e cotiche di maiale, un profumo che fa resuscitare i morti, i vivi possono attendere la cottura di tal mistura. Racconti di salite e promesse di altre, mentre i cucchiai raschiano il fondo delle ciotole ancora di legno. Canti che rompono la solitudine e si spargono fuori, attutiti, riservati per non rompere l'austero silenzio di quelle lande che si alzano vertiginose. Una voce sommessa da la sveglia, una testa scarmigliata accompagnata da una barba di taglio montano si affaccia fra le cuccette, è ora, sono le 4,30. Rumori di scarponi sul legno del pavimento, sbuffi di levataccia, ciotole sui tavoli rugosi dove il latte fumante aspetta gole ormai riarse dall'altitudine. Ciao, state attenti, il ghiaccio e solido, "occhio alla cresta" c'è vento forte, le cornici sono salde. Lentamente si sale, l'aria fredda ci assale i polmoni, giù il passamontagna, porca miseria quanto è ripido. Una staccata di 60° ci promette la cresta, una lama di rasoio con un vento 100 all'ora, è l'ora della verità, della sorda lotta dell'anima contro la paura del vuoto che intorno promette poco di buono. Ma, intorno è l'alba, un manto di cristalli si accende, ci avvolge. "Boia a chi molla". Ci siamo, ultimi passi ed è li ad attenderci, un metro quadro di spazio su versanti che precipitano. Mi siedo, la piccozza affondata, lo sguardo assente dalla fatica percorre solo dove c'è solo più il cielo, poi affonda laggiù, non vorrei più scendere, non c'è più interesse.
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