Scritto da: Cristoforo De Vivo

Il mio invisibile amico


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...Marco, lodò la padrona di casa, affermando che doveva essere, certamente una signora molto affettuosa e diligente.
Conquistato il bambino, la donna gli chiese di aprire il portone, ormai nel giardino, la donna si sforzò di rendere la conversazione più attraente.
Indagò sul nome della madre chiedendo a Marco se ne sentiva la nostalgia.
-si! - rispose, la mamma esce molto poco da casa senza di me... quando lo fa, mi sento tanto solo!
Facendo finta di essere rimasta impressionata dalle parole del bambino, la sconosciuta lo guardò con finto affetto e si offrì a portarlo dalla madre.
Marco fece un salto di gioia, stese la mano e la seguì.
Elena aiutante di Clara, che si trovava in cucina a preparare il pranzo, non riuscì nemmeno a vedere quella scena.
Era ancora in pieno lavoro domestico quando Clara tornò e chiamò il bambino.
Clara insistette, ma nessuno rispondeva.
La cuoca, percependo che qualcosa di strano fosse successo, ebbe un presentimento e rimase di ghiaccio.
Giorni dopo, in una città non molto distante da quel villaggio, apparve un bambino sporco, mal vestito, stanco e affamato.
Si sedette nella piazza della chiesa, sotto un grande albero e lì rimase piangendo.
Era di mattina ... [segue »]

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