Io, con le persone, sono diffidente. Io, delle persone, ho paura. Io, prima di legarmi a qualcuno, litigo per giorni con me stessa. "Ne vale la pena?" "E se ti ferisce, riuscirai a risollevarti?" "Se se ne andasse, te la caveresti?" Io, però, finisco col legarmi a quelle persone. E mi espongo. Mi mostro. Io son quella che ascolta sempre, tutti. E quando mi lego ad una persona io non ascolto soltanto, ma parlo... racconto. Non sono più solo quella che ride e scherza sempre. Ma mostro la rabbia, il timore, la paura, la tristezza, la malinconia, la debolezza di cui spesso sono sfumati i miei sorrisi. Mostro i silenzi. Le lacrime. Ecco, io mi rivelo con pochi. E, sinceramente, finisco sempre col pentirmene... perché poi se ne vanno tutti. Perché io sono quella che ascolta, quella che aspetta, quella che capisce... e tu nemmeno ti immagini quanta voglia, anzi, quanto bisogno io abbia d'esser per una volta messa al primo posto. D'esser quella che non aspetta ma che viene aspettata. D'esser quella compresa. D'esser quella che la mattina vedi con gli occhi lucidi e gonfi per una notte passata a piangere di lacrime dal sapore d'insicurezze e paure e ti viene voglia di non chiedermi nulla, ma solo di abbracciarmi.
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