Sulla soglia d'un gargantuesco cinismo
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Sono quella dell'improbabile, laddove il possibile s'è andato a fare un giro, lasciandomi a terra, alla fermata di un bus immaginario, sperando che, prima o poi, quel maledetto 61 passi di qui. Intanto, mi faccio un caffè, in tazzina di vetro, per favore, e mi piazzo dietro la finestra, seduta al tavolo del bar, come le tradizionali scene da film americani interpretate dalle attrici che, all'inizio della pellicola, personificano un po' il brutto anatroccolo, infagottate con berretti calati al limite delle ciglia e sciarpe multicolor, e non si presagisce ancora che il regista abbia scritto per loro una storia paradossale che, alla fine, le vedrà protagoniste. Ma per ora, tocca essere le Bridget Jones della situazione. Che ci mettiamo dietro alla finestra? Io ci metterei una leggera foschia di quelle che fanno diventare i pensieri più assorti che fa tanto aria inquieta: si sa che l'aria inquieta acchiappa! Ci metterei un bambino viziato che, controllando di sottecchi la perennemente distratta ed isterica madre, coglie l'occasione per mostrarmi la sua linguaccia verde, fresca di lecca-lecca, così che io possa distogliere lo sguardo con fare costernato, drizzandomi la schiena, socchiudendo gli occhi, gomito a picco sul tavolino e polpastrelli sulla fronte, mostrando ... [segue »]
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