Sorrisi
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...i medici e che quindi quando le si era presentata davanti, facendole quella domanda, era rimasta molto sorpresa. Mi condusse da lei e lei mi accolse con un sorriso che si portò con sé il mio cuore. Per sempre. Passammo insieme il resto della giornata e mi resi conto che quel giorno mi avrebbe cambiato il modo di vedere la vita. Andavo a trovarla tutti i fine settimana (gli altri giorni non era concesso) e Fabiana cominciò a sorridere e a ridere, ottenni di farle fare un giro in moto e un giorno mi permisero anche (con la complicità della dottoressa nel frattempo diventata mia amica e complice) di portarla al circo. Dopo un paio di mesi Fabiana cominciò a chiamarmi papà. Cominciò a vivere come dovrebbe una bimba di quella età, ma la cosa più bella fu che cominciò a desiderare un futuro. Ad avere sogni. Mi stavo rendendo conto cosa vuol dire vivere senza sogni, e cosa significhi vivere con essi, davanti agli occhi che brillano per loro. Ma la malattia non rispetta né i bambini né i loro sogni e le terribili terapie che si tentavano le devastavano il corpo, il suo bel visino, la sua anima.... [segue »]
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