Scritto da: Alessandro Lemucchi

Lettera a Pietro, mio padre...


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...uscito da scuola, per tornare a casa insieme, sulla moto. Sì la tua moto, la mia passione: nei giorni di festa dal lavoro, ero lì a pregarti se la prendevamo per farci un giro e tu, seppur stanco dopo un lunga settimana, mi accontentavi. Il giro era una scusa, volevo portarla e tu, malgrado avessi paura per i miei dodici anni, paziente ti sedevi sul sellino posteriore. Quando divenni più grande, non te l'ho mai detto, sapevo dove nascondevi la chiave e, senza farmene accorgere, te la rubavo, per farmi un giro, pavoneggiando davanti agli amici. Mi è sempre rimasto un dubbio, che tu lo sapessi, avevi tanti amici, e qualcuno te l'avrà pur riferito. Andavamo d'accordo; poi ecco gli anni della ribellione, la differenza generazionale era tanta: quarantaquattro anni. Erano gli anni settanta, io che volevo seguire la moda dei capelli lunghi, mentre tu eri ancora fermo nell'idea che l'aspetto identifica la persona, e allora le interminabili liti all'ora di pranzo, dove la mamma cercava di far da paciere, senza riuscirci. Tu eri testardo ed io ho preso da te; immancabilmente finivano con me che mi alzavo ed uscivo, sbattendo la porta. Negli anni mi sono dovuto ricredere: "l'abito ... [segue »]
Composto sabato 19 marzo 2016

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