Lettera a Pietro, mio padre...
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La faccia bruciata dal sole e nera per il carbone: il primo ricordo indelebile della mia infanzia, avevo tre anni, lo ricordo velato come in un sogno. Io che mi nascondevo dietro la gonna della mamma, perché avevo paura, non ti riconoscevo. Lei che mi spronava ad abbracciarti, incurante se potessi sporcarmi. L'amaro della fuliggine del bacio sulla guancia; spalavi carbone in stazione, rimasuglio di un'epoca che cercavi di dimenticare: quella della guerra che ti aveva portato via sette anni di vita. Erano gli anni sessanta, anni duri in cui tutti i lavori erano buoni per campare, e tu non ti sei mai tirato indietro. Avevi me, e avresti fatto di tutto per non farmi mancare niente. Porto il nome di tuo padre "Alessandro", per una continuità dell'antica tradizione familiare: ne sono fiero come ne sono fieri i tuoi nipoti. Tu non avevi avuto la possibilità di studiare, e hai voluto non negarla a me: il sudore della tua fronte mi ha dato un'istruzione, offrendomi la possibilità di evolvermi nella conoscenza. I ricordi si susseguono, sembravano persi. Ti rivedo in stazione a scaricare a mano quei lunghi treni pieni di balle di carta, ed io che correvo da te appena ... [segue »]
Composto sabato 19 marzo 2016
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