Una lettera a mio padre e il tocco di un angelo
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Una mattina di metà novembre. Il grigio umido, l'aria rarefatta, il freddo che tagliuzza la pelle del viso e la nebbia. Gli ingredienti fondamentali del clima della mia città. Appena sveglia, mi coglie una sensazione positiva perciò mi dico: "Oggi è un buon giorno per andare. Vado da mio padre". Mi vesto di tutta fretta, e decisa, esco di casa. Giungo sul posto. Un respiro profondo. Coraggio! Apro il pesante cancello di ferro e lo cerco. Lo sapevo! È troppo tempo che non vengo qui ed ora non ricordo più dove si trova. Ma quanta gente c'è?
Improvvisamente i suoi occhi emergono tra mille, senza volto, sconosciuti. È come se mi avessero chiamato. Gli corro incontro. Non trattengo le lacrime. Ciao papà! Da tanto non venivo a trovarti. Ma provavo vergogna per via delle mie scelte. Inoltre, ero tremendamente arrabbiata con te perché mi hai lasciata sola in un mondo che mi avevi descritto come buono. Non mi avevi detto che esistono persone meschine pronte a ferire e ad approfittarsi delle debolezze altrui per i loro scopi. Mi hai sempre tenuta sotto la tua dannata ala protettiva facendomi credere che le brutture della vita non avrebbero mai colpito il nostro universo ... [segue »]
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