Scritto da: Aurora Cantini

Senza la mia solitudine


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In una delle poesie più brevi di Emily Dickinson, la grande poetessa americana, nata ad Amherst, Massachussets, il 10 dicembre 1830, e morta, sempre ad Amherst, il 15 maggio 1886 sta scritto "Forse sarei ancora più sola, senza la mia solitudine". Nel leggere questi pochi versi la prima cosa che ci avvolge è la sensazione di un prato mosso dal vento, saranno le tante s, allitterazioni morbide e rotonde che evocano il leggero fruscio del vento, saranno le parole sola – solitudine che fanno pensare al sole, ad una giornata luminosa, tersa, azzurra... e quindi un prato, con l'erba mossa dal vento, accarezzata come una persona cara. E già qui è sentirsi parte di un tutt'uno, di un'immensità. Non c'è tristezza in quei versi, né malinconia, semmai la gioia di amarsi, di vivere con sé come se fosse uno specchio in cui l'altro si può tuffare.
Sarà che io fin da bambina ho provato, senza saperlo, quella stessa solitudine, quando abbandonavo i giochi rumorosi dei cugini in piazza o in cortile e me ne andavo nei boschi a camminare lungo i sentieri, solo io e la mia ombra, l'altra me, la mia gemella dentro di me. Avevo otto o nove ... [segue »]
Composto domenica 2 luglio 2017

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    Scritto da: Aurora Cantini
    Riferimento:
    Emily Dickinson
    Dedica:
    A Emily Dickinson

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