Una notte
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Una notte. E forse mai più. Davvero sconcertante ma allo stesso tempo elettrizzante. Acqua gelida per essere limpidi. Luci, la città. Io, cazzo che strazio. Percorro metri per incontrare i compagni di viaggio. Che peggio di me non stanno. Ma sicuramente neanche meglio. L'incontro non è quasi mai esaltante, l'abitudine rende il piacere sobrio quasi impercettibile, ma è sabato e quindi si fa finta di essere carichi più che mai, si nasconde l'ansia... la s'incanala in altre condutture, tipo l'atteggiamento, l'aria da superuomo.
Eccoli li vedo da lontano. Mi aspettano. Ci salutiamo e iniziamo a parlare... parlare e parlare. Basta parlare. Ormai è inutile parlare.
Ora siamo fermi. In cerchio per guardarci meglio negli occhi e per consolarci. Si, ci consoliamo perché ognuno di noi scruta nella pupilla dell'altro, vede il grigio e capisce che non è solo
I miei compagni di viaggio sono come me, tutti quelli come me sono come me, abbiamo le stesse paranoie, le stesse fobie, inghiottiamo reazioni chimiche per sciogliere il ghiaccio che incrosta le nostre anime. Spigolose percezioni di oscuro malessere. Ascoltiamo la stessa musica. Pronunciamo le stesse fottute parole. Indossiamo le stesse scarpe. Vogliamo salvare il mondo, tutti allo stesso modo. Mentre parallelamente sfrecciano ... [segue »]
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