Una notte
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...creature di cemento e marketing.
È arrivato il momento di andare. Di vagare senza una vera meta. Percorro quindi altri metri, stavolta accompagnato da validi accompagnatori che dopo l'iniziale e fugace logorrea hanno lasciato spazio a sporadiche esternazioni tipo "guarda che figa" oppure "sono già fatto".
Prendiamo un taxi per attraversare il robotico flusso della città e arrivare al locale. Guardando fuori dal finestrino vedo lampioni che sembrano lucciole, palazzi che sembrano sequoie, uomini d'affari che sembrano contadini, macchine come cavalli. O sarà il trip o la mia voglia di libertà. Sento stritolarmi in una gabbia, sto sudando, i miei compagni di viaggio ridono di me, mi indicano, il taxista ride di me e urla... non c'è la faccio più voglio aria, voglio ossigeno che rinvigorisca i miei polmoni.
Apro il finestrino, spalanco la bocca e inspiro più profondamente possibile... volevo ossigeno ma ho trovato monossido di carbonio. Fa lo stesso. I miei compagni di viaggio ridono ancora... chissà se ridono di me... chissà perché ridono.
Scendiamo dal taxi. Siamo arrivati al locale. La musica emana spostamenti d'aria che avvertiamo già dall'esterno della discoteca. Ora siamo di nuovo in cerchio. Tutti noi. Ma negli occhi non scruti più il grigio,... [segue »]
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